Pd due-facce: autonomista solo se comanda lui

· 5 Novembre 2024


Nella puntata di questa settimana della nostra rubrica “Regioniamoci sopra”, che si occupa dei temi che riguardano l’autonomia differenziata, Giuliano Zulin commenta il notista Antonio Polito che sull’edizione di Napoli del Corriere della Sera prende come esempio la tragedia di Valencia e il ritardo nel chiamare i soccorsi per criticare l’autonomia, senza considerare che l’errore semmai è stato causato dalle scelte delle persone, non in un sistema che dal 1957 a oggi ha sempre funzionato benissimo. 

Il tema principale che tratta Zulin è però legato alla schizofrenia del Pd in tema di autonomia differenziata, che solo sei anni fa aveva fortemente voluto, anche oltre i termini previsti dall’attuale legge Calderoli: il 28 febbraio 2018, quattro giorni prima delle elezioni che videro vincere il M5s, con il governo guidato da Paolo Gentiloni (Pd), il sottosegretario agli Affari regionali Gian Claudio Bressa (Pd) siglò una pre-intesa con le Regioni che avevano chiesto l’autonomia (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna): in prima fila c’era Stefano Bonaccini (Pd), allora presidente dell’Emilia Romagna, e si era all’indomani di un referendum consultivo dal quale era risultato che i cittadini l’autonomia la volevano. La pre-intesa prevedeva di dare in gestione alle Regioni funzioni e risorse su materie come istruzione, lavoro, sanità, ambiente e rapporti con l’Unione europea. Ma allora comandavano loro…

(Nella foto, Paolo Gentiloni, Stefano Bonaccini e l’allora sindaco di Bologna Virginio Merola all’incontro del 28 febbraio 2018)


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