Italia Paese insicuro causa magistratocrazia

· 4 Novembre 2024


Cari ascoltatori, l’Italia è un Paese insicuro causa magistratocrazia: questa è la fotografia della realtà da quando il governo di centrodestra sta coltivando la bizzarra idea di attuare provvedimenti contro l’immigrazione clandestina, contro il traffico di esseri umani. Provvedimenti che, fra l’altro, sono nell’agenda di governo cui gli elettori hanno dato ampio mandato. Oggi si è svegliato l’ennesimo giudice, questa volta del Tribunale di Catania, che non ha convalidato il trattenimento, disposto dal questore di Ragusa, di un migrante arrivato dall’Egitto, quindi sconfessando il decreto Paesi sicuri del governo, nella cui lista figura anche l’Egitto. Il decreto governativo è fonte di norma primaria: ciò nonostante, secondo il magistrato, questo non esime il giudice dall’obbligo di una verifica della compatibilità con il diritto dell’Unione Europea.

Il diritto dell’Unione Europea è il moloch cui si appendono tutti i magistrati ideologizzati per smontare i provvedimenti del governo eletto dagli italiani, specie in materia di immigrazione. E il suddetto diritto Ue si traduce in un secco “accoglienza di chiunque a prescindere”, traduzione che però non vale in Germania o in Svezia, dove sono stati recentemente rimandati migranti in Afghanistan e in Iraq, che è facile capire quanto siano più insicuri dell’Egitto.

Tra i motivi per cui secondo questo togato l’Egitto non è un Paese sicuro c’è il fatto che là è in vigore la pena di morte. Questo criterio renderebbe non sicura anche la più grande democrazia liberale del pianeta, ovvero gli Stati Uniti d’America. Ma al di là dei paradossi, la sostanza della sua argomentazione è chiaramente viziata da pregiudizio ideologico, perché poi afferma che in Egitto si esercita la detenzione preventiva, di cui peraltro anche in Italia si fa abuso; dice anche che non sono infrequenti le sparizioni forzate, e questo è sicuramente vero. A questo punto, però, se “non sicuro” è uno Stato che viola i diritti umani come li intendiamo in Occidente, nessun Paese al di fuori dell’Occidente è sicuro: quindi bisogna accogliere indiscriminatamente tutti quelli che arrivano dalla sponda sud del Mediterraneo (evidentemente l’Occidente non è la sentina di tutti i mali come i benpensanti dichiarano di continuo).

Ora però la stortura nel metodo e nelle competenze per una democrazia liberale occidentale ha fatto un ulteriore passo avanti, perché la visione e la gestione della politica migratoria non solo è appannaggio del potere giudiziario – o meglio, dell’ordine giudiziario – a scapito del potere politico, una frattura nel concetto di separazione dei poteri codificata da Montesquieu: è perfino appesa di volta in volta alle turbe ideologiche del singolo giudice, che può sempre impugnare un provvedimento del governo appellandosi al moloch europeo. Cioè, in questa torsione della giustizia non c’è neppure univocità, si è perennemente esposti alle singole invasioni dei singoli magistrati che si muovono a seconda delle loro convinzioni, del loro arbitrio.

Ecco perché la provocazione di Matteo Salvini, che ha definito l’Italia un Paese insicuro a causa dell’iniziativa di magistrati che non applicano la legge, non è poi tanto una provocazione: è proprio quello che sta succedendo, e non è una bella notizia.


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