Ahah, per Travaglio il M5s perde perché è superiore!
Giovanni Sallusti · 30 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, forse Marco Travaglio era geloso di Beppe Grillo e ha deciso di fare irruzione nel campo professionale del suo nuovo avversario, ovvero nella comicità, che ha tradotto in parole nel suo editoriale di oggi sul Fatto quotidiano.
Il commento di Travaglio si presenta sotto forma di analisi post voto ligure e dice: è vero che Conte e il Movimento 5 Stelle sono andati male, ma per colpa del Pd, di Elly Schlein che ha imposto un candidato sgradito alla base grillina. Ora, giusto ieri abbiamo definito la segretaria del Pd una perdente di professione, ha perso tutte le regionali tranne che in Sardegna, e anche lì di poco; ma il Pd è comunque andato assai meglio del Movimento 5 Stelle, per cui è chiaro che se Conte non ha riscontrato consenso nei liguri è colpa sua e delle sue politiche.
Ma il tocco comico di Travaglio arriva alla vetta quando sostiene che gli elettori del Movimento 5 Stelle non sono come gli elettori del centrodestra e del centrosinistra: c’è una sorta di superiorità antropologica (antico mito della sinistra che Travaglio ricalca), perché mentre gli elettori del centrodestra e del centrosinistra digerirebbero anche i sassi pur di governare, sono gente di bocca buona, cinici, sempre in bilico sul malaffare, gli elettori del Movimento 5 Stelle invece no! A loro, insiste Travaglio, non spaventa fare opposizione, perché vogliono cambiare la politica. Deve essere per questo che negli anni si sono trangugiati il fiore del dilettantismo, Danilo Toninelli e i suoi tunnel immaginari, Luigi Di Maio il diplomatico che collocava la Russia come Paese mediterraneo; lo stesso avvocato del popolo, diventato leader di questa formazione durante il Covid, sospendeva libertà costituzionali fondamentali con dirette Facebook allestite da Rocco Casalino.
Questa è la loro “selettività verso l’alto” della classe dirigente; e in un certo senso l’hanno cambiata davvero la politica, perché ne hanno incarnato l’abdicazione definitiva, hanno sdoganato il dilettantismo per cui uno vale uno, per cui chiunque può occuparsi di qualunque cosa. Il loro Vaffa day, lo slogan “onestà onestà”, non hanno mai avuto niente di politico, al massimo hanno incarnato una sponda alla magistratocrazia.
E così, sotto la sua apparente comicità, nell’editoriale di Travaglio fa capolino un retrogusto amarognolo, crepuscolare, una sorta di dichiarazione di resa: perché, con quegli argomenti, la comicità comincia a sembrare involontaria.