La lezione ligure: ora la riforma della giustizia
Giovanni Sallusti · 29 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, l’esito del voto ligure contiene una grande lezione anche per il centrodestra: alla magistratocrazia si risponde giocando in attacco, non in difesa. Non si accetta questa stortura pluridecennale del sistema italiano, la si contesta. L’assedio mediatico giudiziario non si tenta di scavalcarlo, di ignorarlo, peggio ancora di scendervi a compromessi: lo si spezza. E questo perché gli elettori non ne possono più del fatto che la normale contesa politica tra due idee di Paese, di società, di regioni, venga alterata dall’irruzione di un altro potere, anzi di un ordine dello Stato, che cerca di sbilanciare la contesa, per di più nove volte e mezza su dieci contro il centrodestra.
Lor signori invece erano convinti che Andrea Orlando andasse incontro a una sorta di applauso permanente, più che a una campagna elettorale. Il centrodestra ha tenuto il punto politico sul buon governo, sulla scelta di un candidato che rappresenta il modello Genova, il modello rinascita dopo la tragedia del ponte: ha rilanciato.
Va anche detto che il centrodestra non è stato sempre tutto lucido da un punto di vista umano: alcuni esponenti, nazionali e locali, sul caso Toti hanno fischiettato, hanno finto di non averlo sostenuto quando era forte, qualcuno ha fatto battute o ha preso le distanze. Ma dare il “calcio dell’asino” è fare il gioco dell’assedio mediatico giudiziario. Una felice eccezione è stato il contegno di Matteo Salvini, che da subito ha dichiarato solidarietà umana e vicinanza politica a Toti, e non ha mai omesso di rivendicare l’eredità del buon governo totiano in nessun appuntamento sulla campagna elettorale, spezzando così assieme a lui l’assedio. Se tutto il centrodestra avesse tenuto questo atteggiamento, oltre alla vittoria politica sarebbe stata conseguita anche una chiara vittoria d’immagine.
Un’altra lezione è che ora bisogna proiettare sul piano nazionale quanto dimostrato fin qui. Dicevamo che si gioca in attacco, non in difesa: è tempo di andare fino in fondo sulla riforma della giustizia, ignorando le sirene gattopardesche dell’opposizione, che sulla magistratocrazia ci ha campato finora. È il momento di spingere l’azione riformatrice del ministro Nordio, che ha chiaro quanto sia strategica per il Paese, che non sembra avere timore del sistema. Una parte di centrodestra sostiene apertamente la filosofia dell’attacco: la Lega, la parte di Forza Italia legata all’eredità berlusconiana garantista e liberale. Ora speriamo che tutti finiscano con il convergere su questa battaglia strategica per il Paese, e per i cittadini che quotidianamente si scontrano con il suddetto sistema.