Toti: Il sistema non tollera che il modello Liguria funzioni

· 26 Ottobre 2024


L’ospite di “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, questa settimana è l’ex presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, in libreria in questi giorni con il saggio “Confesso: ho governato. Dal ponte Morandi alla rinascita della Liguria: un modello contro l’ipocrisia politica” (Piemme, 224 pagine, 18 euro).

La Liguria di Toti è stato un esperimento liberale ben riuscito: stando agli indicatori ha funzionato, ed evidentemente questa cosa è stata percepita come una minaccia: “Non c’è dubbio che questo non sia piaciuto, sicuramente a un mondo trasversale alla magistratura, ma anche alla politica, alla cultura, al giornalismo. Non è piaciuta l’idea di un’Italia liberale costruita sul merito, sull’ascensore sociale, sull’uguaglianza delle opportunità, che lascia crescere le persone secondo i propri impegni, le proprie libertà. Le due grandi chiese di questo Paese, quella cattolica popolare e quella comunista, non hanno mai ben visto questa idea; e non è un caso che neppure il Presidente Berlusconi sia mai riuscito davvero a innervare questo paese di un pensiero liberale di massa”.

“Questo è un Paese che tende ad appiattire tutti verso il basso, e la Liguria è andata avanti così per molti decenni: tutto quanto doveva essere ricondotto a un paradigma politico, quello della sinistra, che non ha mai creduto neppure in quel pizzico di darwinismo sociale che serve per far crescere una comunità puntando sul merito e sulle capacità di qualcuno”.

“Noi questa rivoluzione nel 2015 l’abbiamo fatta, ce la siamo caricata sulle spalle, talvolta fra la diffidenza anche dei nostri alleati tradizionali e nell’ostilità di grandissime organizzazioni. Abbiamo deciso di puntare, secondo le nostre tradizioni, su terziario avanzato, turismo, logistica, servizi, capacità di produrre beni di lusso come gli yacht (siamo la prima Regione al mondo nella nautica da diporto). Con la nostra posizione felice nel Mediterraneo, Genova poteva essere una nostra Miami, una piccola grande Montecarlo”.

“In nove anni abbiamo dimezzato la disoccupazione, abbiamo portato l’export a 10 miliardi di euro, abbiamo fatto crescere il reddito pro capite di 10mila euro a cittadino, abbiamo ridotto della metà i neet, i giovani che non studiano non lavorano, abbiamo addirittura invertito il trend demografico”.

“La politica e la giustizia si scontrano indubitabilmente dal 1993, ma ritengo che questo sia dovuto al fatto che la politica ha totalmente abdicato alle sue responsabilità, alla capacità di decidere, al suo ruolo e anche al compito di governare il Paese, lasciando, elezione dopo elezione, pezzi importanti del potere che il popolo gli delega ad altri ordini e poteri dello Stato che, come dice Montesquieu, tendono a espandersi fino a quando non trovano un muro di contenimento, ovvero finché non trovano quell’equilibrio democratico che mantiene il pendolo nella posizione giusta”.

“Io sono contrarissimo al finanziamento pubblico. Quando andiamo a votare scegliamo il partito che riteniamo che sia più coerente con le nostre idee e anche con i nostri interessi. Perché mai con le mie tasse io dovrei finanziare partiti in cui non credo e anzi che ho spesso in antipatia, che ritengo totalmente incoerenti con i miei interessi di cittadino?”

Al contrario, sul finanziamento di privati: “È un meccanismo democratico esattamente come quello del voto e ha solo i due limiti che non possono essere oltrepassati. Il primo è che gli atti della pubblica amministrazione non possono travalicare la legittimità degli atti stessi: se tu finanzi un politico e lui ti rende costruibile un terreno che non lo era, è certamente un reato; ma se tu finanzi un politico e quell’amministrazione ti dà il permesso di costruire su un terreno costruibile, credo che non abbia commesso alcun reato”.

“Il secondo è la trasparenza del finanziamento: perché se un politico è finanziato dalle industrie petrolifere, difficilmente spingerà per eliminare i motori termici delle auto per passare all’elettrico; così, se è finanziato da chi produce pannelli solari, probabilmente farà l’esatto opposto. Questo fa parte del meccanismo con cui si costruisce un consenso consapevole, esattamente come succede in America: si chiamano lobby, sono trasparenti e regolamentate”.


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