Salis, basta con la barzelletta dell’antifascismo: tu scappi
Giovanni Sallusti · 23 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, questa mattina un appello a Ilaria Salis: onorevole, per favore smetta di chiamare la sua fuga antifascismo, la smetta di scomodare la storia tragica del Novecento e gli antifascisti veri, i perseguitati e le vittime veri. L’onorevole Salis è indignata perché l’Ungheria ha chiesto, come è suo diritto, la revoca dell’immunità parlamentare per celebrare in Ungheria il processo cui, come tutti sanno, è ancora soggetta.
Ora, è legittimo che lei si opponga a questa richiesta, ma è squallido il “come” si oppone: nel suo comunicato stampa mischia per l’ennesima volta la sua miserevole cronachetta giudiziaria e la tragedia della grande storia. Ecco alcuni passi: “Non è una coincidenza che la trasmissione della richiesta al Parlamento europeo sia avvenuta il 10 ottobre, il giorno successivo al mio intervento sulla presidenza ungherese, quando ho criticato duramente l’operato di Orban. Evidentemente, i tiranni faticano a digerire le critiche”. Onorevole Salis, Orban può piacere oppure no, ma non è un tiranno: lo erano Adolf Hitler, Josif Stalin, Mao Tse Tung, in Italia lo è stato Benito Mussolini che lei cita ogni giorno come se facesse ancora parte delle nostre vite.
E ancora: “Come ho già detto più volte, auspico che il Parlamento scelga di difendere lo Stato di diritto e i diritti umani, senza cedere alle prepotenze di una democrazia illiberale che in diverse occasioni mi ha già dichiarato colpevole prima della sentenza”. No, non è vero, anzi, anche in Ungheria, al netto della indifendibile scena delle catene che ha indignato noi per primi, Ilaria Salis aveva già usufruito di meccanismi di garanzia, tra cui gli arresti domiciliari, che nelle tirannie non ci sono.
E veniamo al punto, in cui lei si sente proprio una novella Matteotti: “In gioco non c’è solo il mio futuro personale, ma anche e soprattutto cosa vogliamo che sia l’Europa, sempre più minacciata da forze politiche autoritarie. Non sussistono le condizioni minime affinché in Ungheria possa svolgersi un processo giusto. Né per me, né per Maja, né per nessun oppositore politico, tantomeno se antifascista”. Dunque, Salis non si è candidata per sfuggire al processo, ma perché lei valuta l’Ungheria al pari della Cina e della Russia, anche più per chi si oppone a una dittatura finita nel 1945.
Infine: “È tempo di mobilitarsi di nuovo, in nome dell’antifascismo, della democrazia e di una vera giustizia”. Cara onorevole Salis, lei si è candidata con l’accoppiata Fratoianni-Bonelli, è stata eletta e così è scappata, si è sottratta alle contestazioni a suo carico. E questo è strano, perché, come scrive oggi Daniele Capezzone su Libero, siete voi, è la sinistra ad aver insegnato che ci si difende “nel” processo, non “dal” processo.
Per questo consideriamo esaurita questa commediola: la smetta di scomodare l’antifascismo, lei non è Matteotti, né parente dei fratelli Rosselli, né una martire in esilio a Ventotene, lei non è una persona che soffre sulla sua pelle la tirannia, neanche l’ha mai vista.