La verità su Stellantis: miliardi nostri in cambio di disoccupati

· 14 Ottobre 2024


Cari ascoltatori, sta destando grande scandalo in queste ore un’iniziativa politica della Lega, annunciata così dal segretario della Lega, il ministro Matteo Salvini: “La Lega è pronta a ogni iniziativa parlamentare, a partire da una serie di interrogazioni, per chiedere quanto denaro pubblico ha incassato il gruppo Stellantis negli anni, quanti lavoratori italiani siano stati licenziati o messi in cassa integrazione e quanti stabilimenti siano stati aperti all’estero. Rinnovando la totale solidarietà ai lavoratori, faremo sentire la loro voce in tutte le sedi”.

Partiamo citando il nome tutelare della storia dell’industria automobilistica italiana, l’avvocato Gianni Agnelli, perché è suo il teorema di privatizzare gli utili e socializzare le perdite: con questo noto aforisma ammetteva plasticamente, buttandolo in battuta, il fatto che l’allora Fiat fosse assai sdraiata sulla longa manus dello Stato, cioè dei contribuenti italiani (citando di nuovo Margaret Thatcher: non esistono soldi pubblici, esistono solo soldi dei contribuenti).

In tempi più recenti, da un’indagine di Milena Gabanelli (certamente non iscritta ad alcuna sezione della Lega) a fine giugno per il Corriere della Sera, emergeva che secondo il registro nazionale aiuti di Stato, da ottobre 2016, quando era ancora FCA, a gennaio 2024, sono stati versati aiuti per 100 milioni di euro. Dal 2014 al 2020, l’allora FCA, in procinto di diventare Stellantis, ha ricevuto contributi per 446 milioni di euro, di cui solo 263 a carico dell’azienda, il resto a carico del contribuente italiano. Come Stellantis, a partire dal 2021 fino all’aprile di quest’anno, il conto complessivo della Cassa integrazione è stato di 984 milioni di euro, di cui solo 280 a carico dell’azienda, quindi 700 a carico del contribuente italiano.

Nel contempo, alto fatto sottolineato da Salvini, è sceso il numero dei dipendenti: nel 2021 erano circa 52.700, oggi sono circa 42.700, cioè 10 mila posti di lavoro persi, nonostante il fiume di denaro di cui sopra. Ancora l’analisi della Gabanelli riportava che, partendo dai contratti di programma siglati con il Cipe tra il 1990 e il 2019, il complesso dei contributi ammonterebbe a circa 4 miliardi di euro, a fronte di poco più di 10 miliardi di investimenti dichiarati. In pratica, almeno il 40% degli investimenti Fiat è stato finanziato dallo Stato italiano.

Abbiamo l’impressione che il negoziante all’angolo, il tabaccaio qui fuori in via Bellerio, il ferramenta girato l’angolo, avrebbe avuto piacere che la loro azienda fosse per metà sostenuta dallo Stato italiano, cosa ovviamente mai accaduta. Vogliamo con questo dire che da un punto di vista liberale sarebbe non solo sbagliato, ma addirittura sacrilego se la politica andasse a contestare gli investimenti, le risorse, le politiche industriali di un’azienda privata. Ma se sono in ballo risorse pubbliche, di una tale rilevanza da incidere quasi per metà sugli investimenti fatti da quest’azienda, proprio in nome della tutela dei contribuenti, parecchie domande ce le dobbiamo fare, e fa benissimo la Lega a farsele.


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