Battista: “Suicidio occidentale, la shoah non è più un tabù”

· 12 Ottobre 2024


L’ospite di “Parlando liberaMente”, la nostra intervista con i protagonisti della politica, dell’attualità, del giornalismo, questa settimana è il giornalista, scrittore e conduttore televisivo Pierluigi Battista, autore del saggio “La nuova caccia all’ebreo” (LiberiLibri, 96 pagine, 13 euro). Con Battista il direttore di Radio Libertà Giovanni Sallusti ha parlato della situazione in Medio Oriente e dell’antisemitismo nel mondo occidentale.

“Il 7 ottobre si è consumata la più gigantesca campagna offensiva antisemita al mondo in età contemporanea, e gli ebrei sono dipinti come i nuovi carnefici: in Australia, in un corteo pro Gaza, è comparso un cartello con la scritta “Gas the Jews”; sulla metropolitana di New York è comparso un “Kill the Jews”; in Sud Corea, che con l’Occidente non c’entra niente, la scritta “Soluzione finale”, con riferimento al programma i gerarchi nazisti misero in opera da gennaio 1942, lo sterminio del popolo ebraico”.

“Questo è sconcertante perché, dopo un attacco, il 7 ottobre, in cui si sono visti un grande stupro di massa, dei bambini uccisi, addirittura decapitati, le case sventrate, i giovani inseguiti, i rapimenti, ci si sarebbe aspettato un movimento massiccio “Siamo tutti israeliani”. E invece è una frase che è durata due ore, dopo di che siamo diventati tutti Hamas; non palestinesi, proprio Hamas”.

“Fino a oggi, gli antisemiti espliciti portavano la svastica, erano persone infrequentabili, negavano Auschwitz, erano chiari odiatori degli ebrei, si coprivano con simboli nazisti e violavano i cimiteri ebraici: allora era più semplice prendere le distanze, indignarsi, ci commuovevamo per “Schindler’s List”, per “La vita è bella” di Benigni, c’era un tabù morale. Adesso, invece, non c’è più nessuna reazione. Un ragazzo che durante una manifestazione aveva esposto alla finestra un cartello che avrebbe dovuto mettere d’accordo tutti, “Free Gaza from Hamas” è stato insultato, aggredito, minacciato. Una ragazza ebrea di Torino ha raccontato a Repubblica che nella sua città, aperta e democratica, i giovani ebrei hanno paura da andare in giro, soprattutto di entrare all’università, che è stata trasformata in una specie di moschea. E questo silenzio della cultura democratica è la disfatta dell’Occidente, dei suoi princìpi, dei suoi valori universali”.

Sulla questione palestinese: “Lo Stato Palestinese non c’è mai stato, per cui nessun territorio di uno Stato è stato usurpato. Ebrei e palestinesi si scontravano per avere più terra possibile per sé, come è successo sempre nella storia del mondo. Nel 1947, dopo l’Olocausto, una risoluzione Onu, votata anche da Stalin, decretò la formazione di due Stati, uno israeliano e l’altro palestinese. Nel maggio 1948 nacque Israele, Ma i palestinesi non avevano rappresentanza politica, semplicemente vivevano lì, e allora gli stati arabi dichiararono immediatamente guerra a Israele. A non volere i due Stati sono stati i palestinesi, che fra il 1948 e il 1967 (anno della Guerra dei sei giorni e dell’inizio della strategia della guerriglia da parte dell’Olp di Arafat) avrebbero tutto il tempo per cercare un accordo sui confini, invece niente”.

 

 

 

 

 


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