Tutti a Pontida: difendere sovranità e politica
Giovanni Sallusti · 5 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, la Pontida di quest’anno è particolarmente importante perché non è solo politica, è sociale, culturale, valoriale. La parola d’ordine di quest’anno è: non è reato difendere i confini. Ovviamente ci riferiamo al processo che vede imputato Matteo Salvini, per cui un politico deve rispondere in un’aula di tribunale di aver proposto una linea politica in tema di immigrazione.
Questo ci riporta a un paio di concetti, cioè la sovranità, la politica e anche l’unione delle due cose. Dire che non è reato difendere i confini è dire che gli Stati nazione esistono, che le alternative, cioè le grandi burocrazie sovra-continentali e il minestrone di un generico cosmopolitismo multiculturale non reggono alla prova dei fatti.
E attenzione, perché Stati-nazione non vuol dire statalismi: noi siamo filosoficamente liberali, detestiamo l’intrusione del Leviatano nelle nostre vite, nelle nostre aziende, nei nostri fatturati, nelle nostre scelte esistenziali. Gli Stati-nazione sono quel luogo in cui, quando funzionano in modo virtuoso, sono affermate le libertà: dovrebbero occuparsi pienamente di poche cose, ma chiare e decisive per lo sviluppo della collettività, tra le quali la sicurezza interna e la difesa esterna, due parolacce per il mainstream di sinistra.
E qui entra in gioco la politica, perché Matteo Salvini è il caso di un politico che si presentò a libere elezioni con un programma che dava priorità alla gestione del fenomeno dell’immigrazione di massa, inteso come fenomeno ormai patologico e legato al traffico di esseri umani: il programma era di interrompere questa anomalia bizzarra per cui l’Italia era una porta d’accesso sempre spalancata, il campo profughi d’Europa, e tornare a essere uno Stato-nazione che avesse sovranità sulla gestione dei propri confini. Alle urne, su questo programma Salvini ricevette il mandato popolare. Poi, come ministro dell’Interno, lo applicò esattamente, e qui i due termini di cui si diceva si uniscono: la sovranità della politica.
Stiamo assistendo, in questi in questi anni in cui sono nati processi come Open Arms, all’ennesima indebita e anomala irruzione del potere giudiziario nel potere politico. Questa ipertrofia del potere giudiziario in Italia ha una lunga storia, parte da Mani Pulite, ma nel caso Open Arms raggiunge una vetta, perché se la prende direttamente con un provvedimento politico: a Salvini si contesta di aver avuto una certa idea della sovranità nazionale e di averla applicata. In pratica si vuole spogliare la politica della propria essenza, cioè di proporre una visione della società e di mettere in opera dei provvedimenti per realizzarla.
In gioco, insomma, ci sono cose fondamentali per tutti i liberali che sono affezionati a quell’antico concetto della separazione dei poteri dello Stato, che non vogliono che il destino di uno Stato-nazione, le sue scelte, la sua visione di una società, siano dibattuti in tribunale e la politica perda così la sua autonomia e sovranità.
Queste sono le parole d’ordine che vogliamo ribadire domani a Pontida, e chi crede che gli Stati-nazione esistono, che la tutela dei confini esiste, che l’autonomia e la sovranità della politica esistono, ha parecchi motivi per esserci, domani, a Pontida.