Tasse? Mavvà, la destra è liberale, non masochista
Giovanni Sallusti · 4 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, se il mondo ha ancora un senso, come pensiamo che l’abbia, questo governo non introdurrà nuove tasse e non alzerà quelle che ci sono. Mi riferisco al polverone, che peraltro di ora in ora si sta dimostrando ampiamente strumentale, sollevato per alcune parole rilasciate dal ministro dell’economia Giorgetti in un’intervista a Bloomberg, nella quale ha alluso alla necessità di sacrifici diffusi, anche fiscali, in vista della manovra finanziaria. È stato chiarito già ieri che Giorgetti si riferiva a mega aziende, a banche che non sono soggetti di libero mercato, perché hanno beneficiato di un innalzamento dei tassi di interesse, e probabilmente avverrà un ragionamento sugli extraprofitti.
Ma quel che ci preme è spiegare perché questo governo non introdurrà nuove tasse e non le alzerà, perché il centrodestra in un certo senso è nato proprio sulla questione fiscale, sulla rappresentanza dei ceti produttivi abbandonati. Il cosiddetto “forzaleghismo”, che è stato l’incubatore del centrodestra all’inizio degli anni 90, dava voce anzitutto alla questione fiscale, aveva nel mirino uno Stato diventato predatorio e nemico di chi fa impresa. Tutte e tre i partiti, seppur in modo diverso, hanno questa storia.
Forza Italia fu fondata da Silvio Berlusconi attorno alla parola d’ordine della rivoluzione liberale. La Lega nacque con una forte spinta liberista e come rappresentanza dei ceti produttivi, in maggior parte diffusi al nord, completamente abbandonati dalla vecchia partitocrazia. Fratelli d’Italia si è via via distaccato da uno statalismo da destra novecentesca, virando verso un conservatorismo anch’esso produttivista.
Questa maggioranza non ha nessuna ragione storica o politica per vagheggiare un aumento di tasse, e non solo per questioni valoriali, ma anche di mera strategia elettorale: sarebbero provvedimenti che vanno proprio contro la constituency, la base elettorale, che è parte dell’antropologia dei partiti al governo. Sarebbe un atto di masochismo politico-culturale, perché è lì che il centrodestra si definisce in opposizione alla sinistra, in una concezione completamente diversa di impresa, del rapporto tra l’impresa e il lavoratore, tra l’impresa e lo Stato e, appunto, di fisco: cioè come qualcosa al servizio della collettività, che non intende il rapporto con il contribuente come vessazione, ma anzi cerca di individuare zone di spesa pubblica improduttiva sulla quale intervenire per allievare la pressione fiscale.
Insomma, la storia del centrodestra, e in particolare della Lega, dichiarano che non ci sarà nessun innalzamento delle tasse: anzi, fino a oggi il carico fiscale sui ceti medio-bassi è diminuito. E noi a Radio Libertà auspichiamo un ulteriore scatto liberale verso la rivoluzione fiscale nei confronti del ceto medio e delle imprese, anche quelle grandi. Non sarà domani, ma la strada è quella.