Un’altra giusta di Bibi: lascia fuori Guterres
Giovanni Sallusti · 2 Ottobre 2024
Cari ascoltatori, mettiamo a referto un’altra iniziativa dello Stato di Israele a nostro giudizio sacrosanta e che, pur in un contesto tragico, ci procura anche soddisfazione. Il ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, ha comunicato che il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, è “persona non grata” nello Stato ebraico e non potrà quindi farvi ingresso finché questa valutazione rimarrà attiva.
Katz ha spiegato la motivazione per cui si è arrivati a questa iniziativa drastica: “Chi non è in grado di condannare inequivocabilmente l’attacco criminale dell’Iran contro Israele non è degno di mettere piede sul suolo israeliano”. La sua frase si riferisce alla pelosa, furbetta, omissiva posizione di Guterres dopo l’attacco, inedito per intensità, da parte degli ayatollah iraniani contro Israele: aveva condannato genericamente il conflitto in espansione in Medio Oriente, aggiungendo che non si può assistere a un’escalation dopo l’altra. In pratica, ogni volta che l’unica democrazia del Medio Oriente prende un’iniziativa per tutelare la propria sicurezza, Guterres la condanna espressamente. Quando invece è il totalitarismo islamista iraniano a inondare di missili lo Stato ebraico, Guterres si turba in generale per il conflitto in espansione: “un’escalation dopo l’altra” è una frase che manifesta un atteggiamento chiaramente provocatorio da parte delle Nazioni Unite, per cui Israele ha fatto benissimo a rispondere con un’iniziativa drastica.
D’altra parte ci sono solidi precedenti: all’indomani del 7 ottobre, Guterres ebbe il coraggio di dire che le azioni di Hamas non venivano dal nulla: e non alludeva alla strategia del terrore orchestrata dai burattinai di Teheran, ma intendeva che l’attacco era qualche modo legato alla causa dei palestinesi oppressi.
Con curiosa coincidenza temporale, poche settimane dopo l’Onu affidò la presidenza del forum per i diritti umani all’Iran. Esatto, non solo il Paese padrino del 7 ottobre, ma anche il Paese che impicca gli omosessuali, che reprime i dissidenti, che sfracella la testa delle ragazze se non indossano il velo.
Sembrerebbero barzellette, se non fossero tragedie. Non solo: l’Onu nella sua storia ha emesso più mozioni di condanna contro lo Stato ebraico (unica democrazia in quell’area di mondo, un Paese grande più o meno quanto la Lombardia) della somma di quante ne ha emesse contro tutti gli Stati totalitari, Iran, Corea del Nord, Siria, Cina, le dittature africane. Capite, allora, che definirlo strabismo è un eufemismo.
E poi c’è il caso anche dell’Unrwa , l’Agenzia Onu per i profughi palestinesi, che non riconosce Hamas come gruppo terroristico e che è stata spesso coinvolta in iniziative e seminari dove si inneggiava ad Hamas: addirittura, secondo le cronache, alcuni dipendenti dell’Umvra, quindi di un’Agenzia Onu, il 7 ottobre si trovavano fra le schiere dei terroristi.
Se mettiamo insieme tutto questo, è chiaro che Israele è stato fin troppo paziente. Quindi, ancora una volta, viva Israele, che lascia fuori da casa sua il segretario di un’organizzazione così strabica, così doppiopesista: “palude antisemita” come l’ha definita Netanyahu.