Scoperchiato il verminaio anti-lega

· 2 Ottobre 2024


Cari ascoltatori, lo scandalo dossieraggio, nel silenzio tombale dei giornaloni, fa salti di qualità ogni giorno. Oggi è emersa l’ipotesi che l’operazione di raccolta abusiva di dati portata avanti dal tenente della finanza Pasquale Striano, con particolare attenzione a esponenti politici del centro-destra, sia all’origine di un vero e proprio attacco mediatico e giudiziario contro un partito politico, la Lega.

L’inchiesta è pubblicata oggi sul Tempo e bisogna davvero dare merito ai colleghi Rita Cavallaro e Dario Martini: “Nel mirino degli spioni: così nasce il dossier sui 49 milioni alla Lega” (ricorderete il tormentone sui presunti 49 milioni, arma mediatica da talk show da rivolgere contro Salvini, pur in assenza di riscontri oggettivi). I colleghi del Tempo svelano che nelle nuove carte acquisite dalla Procura di Perugia, guidata dal procuratore Raffaele Cantone, esiste un dossier denominato Lega Nord, confezionato subito dopo l’exploit della Lega e di Salvini alle politiche del marzo 2018: una relazione del gruppo comandato dal finanziere Pasquale Striano trasmessa al suo supervisore, l’ex pm Antonio Laudati. I due oggi sono indagati e con loro tre giornalisti del Domani per accesso abusivo alle banche dati e rivelazioni del segreto. Striano e Laudati sono indagati pure per falso e abuso d’ufficio.

Striano inondava compulsivamente le procure d’Italia (Bergamo, Milano, Genova, Roma) con questi dossier pre-investigativi su Salvini, che al tempo era era ministro dell’interno del governo Conte I, fra i quali c’era anche la relazione che metteva nel mirino la Lega con l’ipotesi dei fantomatici 49 milioni. Da lì proviene la prima SOS (segnalazione operazioni sospette) ritenuta illegale arrivata a Giovanni Tizian per l’Espresso, il settimanale che ha avviato l’inchiesta giornalistica.

In questa relazione si fa riferimento a una segnalazione proveniente da San Marino mandata alla Dia, la Direzione investigativa antimafia, presieduta allora da Cafiero De Raho, attualmente parlamentare dei 5 Stelle. In questa segnalazione (che – attenzione – si basava essa stessa su notizie di stampa: in pratica un circolo vizioso), si parlava di flussi finanziari correlati alla Lega e si faceva riferimento a una società fiduciaria lussemburghese, che fa sempre scena. Tuttavia questa fiduciaria lussemburghese, in base alle sue analisi, negò che ci fosse una relazione fra movimenti di denaro e i fatti che venivano ipotizzati, cioè smentì tutta la narrazione dei dossier fatti circolare da Striano.

Alcune segnalazioni finirono anche sotto la lente della Banca Italia, e il 12 giugno 201 si attivò la Procura di Genova: era il momento in cui l’allora procuratore De Raho aveva trasmesso il dossier Lega e il governo giallo-verde si stava incrinando, Salvini era un ministro accerchiato per la sua politica dei porti chiusi e in collisione con il Movimento 5 Stelle. Lo stesso periodo in cui l’ex capo dell’Associazione nazionale magistrati ed esponente del Csm Luca Palamara diceva in chat a un collega: “Salvini ha ragione, ma bisogna comunque attaccarlo”.

In qualunque Paese occidentale avanzato questo sarebbe l’unico scandalo di cui si dovrebbe parlare, ma non in Italia.


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