Comunisti su Marte, Elon Musk è già in ritardo

· 26 Settembre 2024


Cari ascoltatori, dobbiamo prendere atto che la tabella di marcia di Elon Musk per andare su Marte è arrivata in ritardo. Qualcuno su Marte c’è già. Sono i salottieri di sinistra con il sopracciò, gli intellettuali pontificatori asserragliati nelle Ztl.

Ieri, a Otto e mezzo, il programma condotto da Lilly Gruber, il professor Tomaso Montanari, rettore dell’Università per Stranieri di Siena, editorialista del Fatto Quotidiano, noto anche per aver fortemente sminuito la giornata del ricordo per i martiri delle foibe, ci ha offerto un bigino perfetto della sinistra marziana. Parlando con il direttore di Libero Mario Sechi sul Ddl Sicurezza, ha detto: “Per combattere furti e rapine nelle metropoli non serve la repressione, si deve diminuire la povertà”. C’era già uno che aveva addirittura annunciato l’abolizione della povertà, ricordate, era Luigi Di Maio; ma il fatto è che in questa frase c’è tutto l’alfabeto culturale della sinistra contemporanea, tutta la sua retorica. Ci sono il dirigismo compulsivo, lo statalismo fuori controllo, la divinizzazione della norma costruita a tavolino che basta per tutto, anche per diminuire in un colpo, magicamente, la povertà.

Ma soprattutto c’è il colossale abbaglio sociologico, per cui il crimine, il reato, la delinquenza, la devianza dal consesso civile, sono sempre figli della povertà, di una questione economico-sociale. È da manuale del marxista elementare che il problema sia sempre nella struttura economica e il resto è tutto sovrastruttura. Per i nostri marxisti da salotto il crimine non è mai figlio della possibilità del male, non appartiene alla complessità dell’umano, ma è sempre un prodotto del capitalismo. Nella loro testa abolire il capitalismo dovrebbe partorire la diminuzione della povertà, quando la storia dimostra invece che càpita l’esatto contrario. Piuttosto è evidente che la fedeltà al bigino del progressista perfetto conduce alla scissione dalla realtà. D’altra parte, sul professore aveva già detto tutto Giuliano Ferrara, quando scrisse: “A Tomaso Montanari manca una “m” decisiva”.


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