Processo Turetta: c’è un magistrato da ringraziare
Giovanni Sallusti · 23 Settembre 2024
Cari ascoltatori, come sapete da queste parti siamo convinti che una parte rilevante di magistratura italiana da decenni esondi dal corretto equilibrio dei poteri nella cornice di una democrazia liberale; almeno dal 1992 va in scena un circo mediatico-giudiziario che ha l’obiettivo di mettere nel mirino un nemico politico nell’interesse di una parte. Abbiamo recentemente ospitato un’intervista al direttore de “Il Giornale” Alessandro Sallusti, il quale ha riepilogato la storia di questa anomalia italiana, che a nostro giudizio sfocia proprio nel caso Open Arms.
Detto questo, grazie a Dio la variabile individuale è decisiva, grazie a Dio le idee camminano sulle gambe degli uomini: stasera vogliamo stendere, nel nostro piccolo, un elogio incondizionato di un magistrato che si chiama Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia. Oggi si è aperto il processo a Filippo Turetta per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Intervistato a margine dell’udienza, Cherchi ha rilasciato una dichiarazione che andrebbe scolpita nelle aule, nelle facoltà di giurisprudenza, nei giornali, in tutti gli interstizi decisivi della società civile: “Questo non è il processo contro i femminicidi, ma un processo contro il singolo che si chiama Turetta e che risponderà a dei reati che li sono stati contestati. Se si sposta questo quadro a obiettivi più ampi, si snatura totalmente il processo. Il processo non è uno studio sociologico, che si fa in altre sedi, il processo è l’accertamento di responsabilità dei singoli”.
Ringraziamo che esistano magistrati come Bruno Cherchi, che in poche frasi ha annichilito l’insopportabile luogo comune andato in scena sull’omicidio Cecchettin, che è stato un secondo scempio contro Giulia: lo ricorderete, presso tutti i circoli femministi nostrani, il mainstream progressista, i giornaloni, si disse che Turetta era un figlio del patriarcato, con becera ideologia si chiamarono alla responsabilità i maschi italiani in quanto tali, qualcuno chiese perfino scusa di essere maschio, e si ingigantì ancora la retorica contro il maschio bianco occidentale.
Bruno Cherchi ha ripristinato i fondamentali: la responsabilità è sempre individuale, non si può fare sociologia a partire da una tragedia e da un caso giudiziario, non è sotto processo il patriarcato ma un maschio italiano che ha fatto una cosa aberrante, per il quale ci auguriamo la condanna più esemplare possibile.