Almeno un giudice ha capito: Feltri non è razzista

· 13 Settembre 2024


Cari ascoltatori, ogni tanto si palesano delle buone notizie: in questo Paese ci sono ancora zone dove vale la libertà di parola, nella fattispecie vale ancora la libertà di parola per il direttore Vittorio Feltri, che è stato assolto dall’accusa di istigazione all’odio razziale, che gli era stata mossa per alcuni editoriali scritti quando era direttore editoriale di Libero. Siamo contenti doppiamente: per il principio, perché ha insegnato a pensare diversamente a generazioni di giornalisti e anche perché, come sapete, Feltri ha un apprezzato spazio su Radio Libertà con “Il bamba della settimana”.

Il caso riguardava alcune frasi, tra cui la famosa affermazione “i meridionali sono inferiori”, il cui senso aveva già chiarito in varie sedi, anche su Radio Libertà qualche mese fa: era una valutazione di tipo socioeconomico, non antropologico, non riguardava le persone (fra l’altro, il suo miglior amico notoriamente era Paolo Isotta, grande intellettuale che non era di Bolzano…). Insomma, Feltri con quelle frasi ha scattato la fotografia di un Paese diviso, lacerato e a due velocità, come dicono i centralisti che contrastano l’autonomia: peccato che a generarle, le due velocità, è stato proprio l’assetto centralista dello Stato.

Con il medesimo gusto della provocazione Feltri aveva anche scritto che tra nord e sud c’è un abisso, che Milano è grande e Roma è il grande immondezzaio d’Italia: e a dire il vero non è che la Roma di Gualtieri sembri tanto una capitale europea all’avanguardia. La Milano dell’immobile Sala ha i suoi problemi, per esempio sulla sicurezza, ma le due città sono comunque differenti da un punto di vista organizzativo e di efficienza. Per fortuna siamo ancora liberi di dirlo. Anzi, notiamo che i censori di Feltri sono proprio gli aedi dell’andazzo centralista che mira alla conservazione dello status quo, che per questo sono andati per decenni contro gli interessi del meridione: quindi ci permettiamo di dire doppiamente evviva la libertà. Di tutti e del direttore Feltri.


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