Gli anti-autonomia hanno otto slogan. Tutti falsi

· 10 Settembre 2024


Questa settimana, nella nostra rubrica “Regioniamoci sopra” dedicata all’autonomia differenziata, Giuliano Zulin fa un po’ di conti sulle pensioni: la mappa regionale mostra che otto di esse creano un buco da oltre 60 miliardi. Poi si dedica agli slogan, ben otto, con cui la sinistra cerca di dimostrare che l’autonomia non sarebbe una buona scelta per il Paese, e li smonta uno a uno: cosa non difficile, in realtà, visto che dal 2001 a poco tempo fa erano stati proprio loro a caldeggiarla, a partire dalla riforma del Titolo V della Costituzione, e in due referendum gli italiani hanno confermato la validità…

1) A non andar bene non è l’autonomia in sé, ma la legge Calderoli. In realtà la legge Calderoli rende possibile l’attuazione del titolo V e l’equilibrio fra le Regioni: senza di essa le Regioni dovrebbero rivolgersi direttamente allo Stato centrale per ottenere l’autonomia, ma senza regole serie, e allora la spinta di alcune regioni più “potenti” di altre si farebbe sentire, mentre quelle che non chiedono l’autonomia non potrebbero garantire livelli essenziali di servizi (come previsto dalla legge Calderoli).

2) L’autonomia differenziata divide il Paese e danneggia non solo il sud ma anche il nord. In realtà non danneggia nessuno perché neanche un euro verrà tolto ad alcuna Regione, ma le Regioni saranno spinte a spendere meglio il denaro a disposizione e a fornire livelli di prestazione minimi certi.

3) Impoverisce il lavoro. Ma non spiegano mai perché.

4) Compromette le politiche ambientali. Ma la legge Bassanini del 1997 (legge di sinistra, confermata nel 2001 e poi nel 2021 sotto il governo Conte) sul federalismo amministrativo include nelle competenze regionali, con voci articolate, tutte le politiche ambientali. Piuttosto con l’autonomia andrebbe meglio, perché non ci sarebbero più rimpalli con lo Stato centrale.

5) e 6) Colpisce l’istruzione e la sanità. Vale di nuovo la legge Bassanini e il ragionamento sulle politiche ambientali. I LEP, inoltre, nascono proprio per creare una base omogenea in tutta Italia di servizi di base uniformi, necessari perché sia concesso il trasferimento di alcune materie alle Regioni che chiedono l’autonomia (che, ricordiamo, è facoltativa).

7) Penalizza i Comuni e le aree interne. Non si sa perché: anzi, negli anni è stato proprio lo Stato centrale finora a tagliare i fondi ai Municipi.

8) Complica la vita alle aziende. Questo è comico. Pensate solo alle ZES, le zone economiche speciali, di cui usufruiscono al Sud otto Regioni: grazie alla politica di sgravi e facilitazioni l’occupazione è ripartita, fino al record nazionale di 24 milioni di occupati. E la Zes è anche una forma di autonomia finanziaria.


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