Zitto zitto, sta esplodendo il movimento cinque stelle
Giovanni Sallusti · 5 Settembre 2024
Cari ascoltatori, mentre tutti i giornaloni paiono continuare ad aver occhi e orecchie solo per l’affaire Sangiuliano-Boccia (per carità, il ministro è apparso al Tg1, questo fisiologicamente fa notizia), noi ci ostiniamo a fare una radio, un sito, un lavoro informativo come se esistesse anche qualcos’altro. E qualcos’altro succede: ieri, per esempio, abbiamo parlato dell’incrinatura dell’asse franco-tedesco, che regge l’Unione europea, a causa della crisi economica in Germania e della crisi politica in Francia.
Oggi vorremo sottolineare un fatto politico italiano, ma privo di chat con i cuoricini eccetera: zitto zitto, sta esplodendo il Movimento 5 Stelle, un partito che ha segnato la politica italiana negli ultimi quindici anni. È in atto, infatti, un insanabile conflitto tra il fondatore, oggi “garante valoriale” (a loro piacciono molto queste espressioni rousseauiane) Beppe Grillo, e l’attuale leader Giuseppe Conte. Sui social Grillo ha lanciato un vero e proprio proprio sfogo, ancor prima che un attacco politico. Ha detto: a ottobre vi troverete davanti a un bivio, costretti a scegliere tra due visioni opposte di che cosa debba essere il Movimento 5 Stelle: la prima è una politica che nasce dal basso e non da politici di professione, la seconda è quella di Giuseppe Conte.
Ora, per i grillini e per il loro primo capo il fatto di non essere professionisti, cioè di non sapere che cosa si sta facendo, è un valore e quindi lui lo rivendica. La verità, però, è che anche il M5S di Giuseppe Conte è un movimento dilettantesco, cambia solo il tipo di dilettantismo, che nel suo caso è felpato, è da campo largo, un dilettantismo che aspira addirittura a essere un punto di riferimento di tutti i progressisti; altra cosa rispetto a quello incarnato da Grillo, che cavalca il format della contrapposizione frontale al sistema, il vaffa, la contestazione pura, che anche solo nei termini si colloca da sé fuori dalla politica.
Il fatto è che i valori ultimi per cui Grillo sta dando battaglia a Conte non sono principi unificanti e non negoziabili (come, per dirne due, la libertà e l’uguaglianza), ma si riassumono nel limite del secondo mandato per i parlamentari: questa è la sua trincea, il bivio inesorabile del ribaltatore di sistemi. Lo ripete testualmente: “Ci sono degli elementi imprescindibili del Movimento 5 Stelle che devono restare tali affinché il Movimento possa ancora dirsi tale: il nome, il simbolo e la regola dei due mandati”. Questo braccio di ferro potrebbe perfino arrivare in tribunale: e allora vedremmo il partito anticasta in disfacimento di fronte a una litigata su bolli nel simbolo. Se non è una notizia questa.