E Blinken per la tregua a Gaza spera in questo qua?
Giovanni Sallusti · 7 Agosto 2024
Cari ascoltatori, oggi registriamo una presa di posizione politica del segretario di Stato americano Anthony Blinken che, usando un eufemismo, potremmo definire di eccessivo ottimismo. Blinken ha detto che ora la tregua in Medio Oriente è nelle mani di Yahya Sinwar, nominato capo politico di Hamas dopo che Israele ha eliminato Ismail Haniyeh a Teheran.
Blinken sostiene che è stato fatto un grande lavoro di intelligence, con la supervisione americana, sul rilascio degli ostaggi rimasti e la cessazione delle operazioni militari israeliane. Ma dire che la situazione è nelle mani di Sinwar è un po’ come dire nella primavera del 1945 che la tregua era nelle mani di Himmler. Perché Sinwar non è un illuminato uomo politico, ma rappresenta spietatamente l’ala stragista di Hamas.
Non cadete nel tranello dei giornaloni, cioè non è una variazione qualitativa i peggio rispetto al passato, non è che i cosiddetti politici di Hamas, che dal Qatar reclamavano il sangue dei bambini palestinesi, fossero più moderati o avessero in mente un progetto diverso da quello di Sinwar: semplicemente erano gli addetti all’inganno, a operazioni che conferissero una patina politica a un movimento nazi-islamista. Sinwar non aveva bisogno neanche di questi infingimenti, era coerentemente il capo dell’ala terrorista, e ora diventa il capo di tutta Hamas.
Quest’uomo è stato soprannominato dagli stessi palestinesi “il macellaio” per come ha amministrato la “giustizia” islamica nella striscia di Gaza: cioè torturando, arrestando chiunque fosse sospettato di dissidenza, rivelando una paranoia oltre il limite del patologico. È stato il braccio destro dello sceicco Yassin (uno dei fondatori e capi spirituali di Hamas), poi fu catturato dagli israeliani dopo aver sequestrato e ucciso due soldati israeliani e quattro palestinesi accusati di connivenza. Stava scontando più di un ergastolo nelle carceri israeliane, nelle quali era riuscito a uccidere altri due detenuti palestinesi ritenuti falsamente di essere spie, quando nel 2011 venne liberato nell’ambito di uno scambio di prigionieri. Tornato sul posto, organizzò una sorta di campo di concentramento a cielo aperto in cui rinchiudere chiunque non fosse d’accordo con Hamas.
Quest’uomo è stato la vera mente organizzativa del 7 ottobre, improntando l’azione alla maggior efferatezza possibile, e oggi Blinken ci dice che la tregua è nelle sue mani. Cioè nelle mani di uno che rappresenta la negazione biografica e valoriale di qualunque tregua. La tregua è un’azione che implica il riconoscimento dell’esistenza dell’altro, cosa che Sinwar certo non fa, né con lo Stato di Israele, come è scritto nello Statuto di Hamas, né con l’ebreo in carne e ossa.
Ci sono tregue che non si possono fare, al di là della migliore volontà, e succede quando si ha di fronte il “totalmente altro”. Yahya Sinwar incarna questo totalmente altro. Speriamo che l’esercito israeliano lo trovi il prima possibile.