Il voto in Liguria, battaglia di civiltà e libertà
Giovanni Sallusti · 6 Agosto 2024
Cari ascoltatori, oggi è stato il primo giorno in cui Giovanni Toti, ex presidente della Liguria, ha varcato da uomo libero i confini regionali e si è recato a Roma, dove ha tenuto una serie di incontri politici, in primis con il ministro e leader della Lega Matteo Salvini. Questa ovviamente è una notizia positiva, ci fa piacere vedere Toti circolare e fare il suo lavoro, parlare della sua Regione, perché all’ordine del giorno ci sono le elezioni che in Liguria si terranno a fine ottobre. L’altro lato di questa fotografia è quanto sia inquietante che in Liguria si voti sostanzialmente perché l’hanno deciso alcuni magistrati, nonché il fatto che Toti sia un uomo libero perché ha dovuto prendere atto di una forte pressione (in bilico sul ricatto): e infatti, appena ha dato le dimissioni, magicamente sono spariti i domiciliari.
Questa è la patologia del nostro sistema: perciò ci fa doppiamente piacere che i leader del centrodestra, Salvini per primo, mostrino di esserci. Toti ha anche ringraziato Salvini perché gli è stato molto vicino e queste cose contano, perché quando si deve andare oltre al teorizzare un sistema sbagliato, nella pratica non è scontato che si sappia tenere il punto, cosa che il leader della Lega ha fatto.
Altra nota che mi preme sottolineare è che le elezioni in Liguria vanno molto oltre la Liguria, sono una questione di civiltà su cui tutti dovremmo tenere la guardia alta: tutti dovremmo batterci da un punto di vista politico e culturale perché vinca il centrodestra, e non per una semplice questione di casacca (anche se non abbiamo mai nascosto la nostra appartenenza, comunque ritagliandoci tutti i margini di critica anzitutto a casa nostra). In Liguria bisogna contrastare una patologia: non devono essere alcuni magistrati a decidere chi governa e come governa, per di più una delle Regioni più importanti del Paese. Non si può ribaltare l’espressione della volontà popolare.
Alle elezioni Liguri in gioco non ci sono solo temi rilevantissimi come il porto di Genova, che non è una sentina di malaffare ma uno dei punti strategici più importanti del Paese: ci sono anzi questioni che vanno oltre proprio come principio, sono in ballo una minima decenza di democrazia liberale, una minima e composta separazione di poteri, una convivenza liberal-democratica civile. Il dossier ligure ha scoperchiato questa esigenza, ed è il motivo per cui da qui a fine ottobre la partita politica sarà di portata nazionale. E in quanto tale noi, qui a Radio Libertà, la seguiremo.