Anti-guida politicamente scorretta alle Olimpiadi

· 3 Agosto 2024


Alessandro Gnocchi dedica questa puntata della rubrica settimanale Alta Tiratura alle Olimpiadi, ma lo fa a modo suo: una sorta di guida politicamente scorretta all’evento di Parigi che da una settimana domina il dibattito pubblico.

Parliamo intanto dell’inaugurazione, la parodia in chiave gender dell’Ultima Cena di Leonardo Da Vinci con una serie di pittoreschi personaggi nei panni di Cristo e degli Apostoli, e anche di un altro momento che vale la pena di ricordare: l’entrata in scena di Maria Antonietta, la regina di Francia, decapitata nel 1793, con in braccio la sua testa: un atto di barbarie, ricorda Gnocchi, che inaugurò il terrore rivoluzionario, in cui i Giacobini mandarono a morte per ghigliottina tutti gli oppositori politici con una furia moralizzatrice che poi avrebbero anche rivolto verso loro stessi, verso i propri capi. Sotto la ghigliottina morirono in 17mila in pochissimo tempo e altre 25mila persone furono oggetto di esecuzioni sommarie. Maria Antonietta poi fu accusata di alto tradimento, fatto del tutto indimostrato, anche perché era prigioniera da 4 anni quindi non è che potesse cospirare con le potenze straniere. Per questo, aggiunge Gnocchi, anche la parodia di Maria Antonietta decapitata è stato un momento di barbarie televisiva.

Per quanto riguarda l’Ultima Cena, gli organizzatori, nel mirino delle polemiche, hanno cercato di negare che si trattasse di una parodia del quadro di Leonardo, ma alla fine si sono dovuti scusare. Gnocchi inquadra la vicenda nel contesto della cultura europea attraverso una serie di libri. Partiamo da “L’identità infelice” di Alain Finkielkraut, che riprende Robert Scruton per spiegare l’oicofobia, l’odio per se stessi, il rifiuto dell’identità europea che si fonda sul Cristianesimo: l’Europa deve denazionalizzarsi e rinunciare a ogni predicato identitario perché possano svilupparsi liberamente le identità che la sua storia ha maltrattato. Tradotto: il politicamente corretto ci impone di rispettare le minoranze. 

Una cosa è rispettare. Altra cosa invece è pretendere che quelle minoranze, alcune delle quali peraltro sono inventate di sana pianta, spiega Gnocchi, prendano il posto di ciò che noi effettivamente siamo, cioè Cristianesimo più liberalismo, come se fosse qualcosa di cui vergognarsi. Nel corso della nostra storia, come tutte le civiltà, abbiamo compiuto errori tragici. Però questo non significa che si debba buttare a mare tutto quello che siamo, anche perché nessuna civiltà è riuscita a coniugare ricchezza e libertà come la nostra.

Dice Finkielkraut: la nostra eredità, che non fa certo di noi degli esseri superiori, merita di essere preservata, nutrita e trasmessa, tanto agli autoctoni, cioè a chi è nato qua, quanto ai nuovi arrivati, cioè agli immigrati. Resta da capire se in un mondo che sostituisce l’arte di leggere con l’interconnessione permanente resta qualcosa da ereditare e da trasmettere. È una battaglia che va combattuta a partire dai banchi di scuola.

Per quanto riguarda il caso Carini-Khelif, l’evidenza dice che l’algerina non ha colpa alcuna, mentre l’impressione, dice Gnocchi, è che ne abbia il Cio il quale, ossessionato dall’inclusione, ha abbassato un filo troppo l’asticella, con il risultato di creare una nuova discriminazione. Che cosa è successo nella nostra cultura? Un tempo la divisione tra i sessi, femmine e maschi, era un fatto eminentemente biologico, fatti salvi i casi eccezionali. A un certo punto sono arrivate delle teorie che noi descriviamo con il termine gender, secondo cui il sesso è una costruzione culturale, non è naturale. La teoria gender è affrontata in vari studi interessanti.

Uno di questi è il libro del giornalista Giulio Meotti “Gender, il sesso degli angeli e l’oblio dell’Occidente”. Nell’introduzione, lo scrittore Richard Millet spiega che il gender, con una pervasività che si spinge anche al linguaggio, è anti-umanesimo, un allontanamento dall’umano, un divenire ibrido. Meotti spiega perché: la sinistra aveva promesso di cambiare la società e ha fallito, ora si propone di cambiare l’uomo, di sopprimere la differenza sessuale con il pretesto che una differenza è una disuguaglianza, per cui s’impone la costruzione di un nuovo essere umano, liberato dal suo sesso. Un altro scrittore, Pierpaolo Pasolini, avrebbe detto che in nome della tolleranza si cerca di creare un essere umano né maschio né femmina perché noi tutti dobbiamo essere consumisti allo stesso modo, desiderare le stesse cose e essere uguali. Una questione di economia di scala. 

Gnocchi segnala altri due libri: “La cultura del piagnisteo” di Robert Hughes, uscito negli anni Ottanta, che ha affrontato il politicamente corretto proprio mentre stava nascendo, e ha afferrato subito che si tratta di un gioco basato sul vittimismo e su minoranze che a volte esistono e altre volte sono inventate. E “Pluralismo, multiculturalismo e estranei. Saggio sulla società multietnica” di Giovanni Sartori, uscito nel 2002, in cui il politologo definisce la differenza fra pluralismo e multiculturalismo. Il pluralismo, dice Sartori, è fondato sulla tolleranza e valorizza la diversità. Ma subito dopo parte l’assillo: quanto è aperta questa società pluralista, quanto lo può essere? L’elasticità della società aperta è attualmente messa a dura prova sia da rivendicazioni multiculturali interne, sia dalla massiccia pressione dei flussi migratori.

Ed ecco che il multiculturalismo si configura come anti-pluralistico. I suoi presupposti conducono alla secessione culturale e alla tribalizzazione, perché fanno prevalere la separazione sull’integrazione: rivendicazioni inizialmente giuste delle minoranze diventano esagerate e folli, fino a causare una frattura dentro alla società. Questo porta a leggi diseguali, ad hoc, caratterizzate da eccezioni, che danneggiano la democrazia. I diritti di cittadinanza dello Stato liberale sottraggono l’individuo all’arbitrio, perché le leggi si applicano senza distinzioni; al contrario, la moltiplicazione dei diritti, attribuiti in funzione dell’appartenenza a una minoranza culturale e protetti da leggi ad hoc, porta alla frammentazione e reintroduce l’arbitrio. 


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