Joe ora dimettiti. All’Occidente serve un capo

· 22 Luglio 2024


Cari ascoltatori, come modesto, libero uomo occidentale sono veramente preoccupato, perché gradirei che il libero occidente rimanesse in buona salute e fosse guidato da una leadership in buona salute.

La verità sul ritiro di Joe Biden dalla ricandidatura alla presidenza degli Stati Uniti, al di là della comunicazione retorica dettata dai democratici e sostenuta dai media di appoggio su ambo le sponde dell’oceano, è che questi sono stati giorni devastanti, laceranti all’interno del partito democratico americano. Biden è stato sostanzialmente costretto a ritirarsi dall’oligarchia del partito, dal clan Obama-Nancy Pelosi: è stata attuata un’operazione di pressing, a partire dal convincere i grandi finanziatori a congelare i fondi, fino all’attivare i giornali amici, New York Times in testa, affinché bersagliassero il presidente che avevano appoggiato fino alla mattina prima.

È da tempo evidente che Joe Biden ha purtroppo manifestato di non essere più in condizioni psicofisiche per essere il leader dell’America, quindi del mondo libero, quindi l’uomo più potente del mondo. Né quindi di poter esercitare questa potenza con cognizione, visione, lucidità e presenza; e forse di avere anche dei deificit cognitivi. Però, scusate: da qui a novembre, data delle elezioni, o meglio a gennaio, cioè quando il nuovo presidente si insedierà realmente, mancano cinque mesi. E questi mesi da ora saranno segnati in rosso sul calendario di Stati canaglia e autocrazie come Russia, Cina, Iran: per costoro, immaginiamo, sarà un periodo di grande attività.

È urgente quindi uscire dall’ipocrisia, come ha detto il leader repubblicano alla Camera, Mike Johnson, che su X ha scritto in modo molto secco e logico: se Joe Biden non è adatto a candidarsi alla presidenza, se non è adatto a essere presidente, dovrebbe dimettersi immediatamente. Cioè: non è che Biden per la candidatura alla rielezione non è considerato lucido ma per amministrare il Paese fino a gennaio, prendendo magari decisioni impattanti su scala globale, invece sì.

Fra l’altro questa non lucidità potrebbe spiegare alcune decisioni clamorosamente negative che hanno caratterizzato la sua presidenza:  per esempio la rotta devastante in cui si trasformò il ritiro dall’Afghanistan e la comunicazione goffa e peggiorativa che ne fece Biden. Forse già da allora è stato commissariato, ma se così fosse si porrebbe un problema di democrazia nella più grande democrazia del mondo: chi dava le carte, chi prendeva le decisioni, se non era Biden?

In questo guazzabuglio i mesi che ci aspettano saranno angoscianti: a Mosca, a Pechino, a Teheran, nei covi dei tagliagole di Hamas si stanno già sfregando le mani. Invochiamo che arrivi presto novembre e che finalmente Trump si insedii alla Casa Bianca. Go, Donald, go.


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