Macché amico di Putin! Trump è la speranza di Kiev

· 20 Luglio 2024


Cari ascoltatori, uno dei luoghi comuni più duri a morire, che trovate anche oggi sui giornaloni che hanno commentato il discorso alla convention repubblicana di Milwaukee, vuole che Donald Trump sia un amico, un socio in affari, addirittura un burattino di Vladimir Putin.

È una tesi che si scontra con la realtà, e per confutarla basta partire da stamane, perché c’è stata una telefonata cordiale tra Donald Trump e il presidente ucraino Zelensky. Trump l’ha commentata così sui social: “Come prossimo presidente porterò la pace nel mondo e metterò fine alla guerra che è costata molte vite umane e che ha devastato molte famiglie innocenti”. Questa è la sintesi dell’approccio di Trump al dossier Ucraina e in generale alla politica internazionale: non è affatto anti-ucraino, tantomeno filo-russo. D’altronde l’unico parametro che abbiamo, se vogliamo uscire dall’isteria antitrumpiana, sono i quattro anni in cui Trump ha già governato: sono gli unici anni in cui Vladimir Putin non ha aggredito un Paese confinante, non ha mosso un carro armato. Lo ha spiegato alla convention anche l’ex rivale alle primarie repubblicane Nikki Haley: quando Barack Obama era presidente Vladimir Putin ha invaso la Crimea, con Joe Biden presidente Putin ha invaso tutta l’Ucraina, quando Donald Trump era presidente Putin non ha fatto nulla. Un presidente forte non inizia le guerre, le impedisce.

Nelle parole della Haley c’è la descrizione dell’approccio alla politica internazionale di Donald Trump, che riprende il realismo, il pragmatismo persuasivo tipico della tradizione repubblicana, sintetizzato in uno slogan di Theodore Roosevelt: parla gentilmente, ma imbracciando un nodoso bastone. Imposta la tua politica sull’arte del negoziato, ma sempre brandendo l’impareggiabile potenza militare americana, esercitando cioè una credibile deterrenza. Evidentemente nei 4 anni in cui Trump è stato alla Casa Bianca ha funzionato molto di più che con Joe Biden.

Che Trump non sia amico di Putin lo mostrano anche le sue azioni, per esempio se l’è presa con i suoi alleati: ha bombardato il presidente siriano Assad (amico di Putin), quando costui ha usato armi chimiche contro il suo stesso popolo. Anche Barack Obama minacciò Assad, ma poi non fece niente. Trump ha anche mandato un missile a eliminare il generale iraniano Soleimani, l’architetto del terrore mediorientale per conto della teocrazia degli Ayatollah, fra i migliori alleati di Vladimir Putin.

Quindi possiamo liberarci del luogo comune di cui sopra, perché con Trump presidente Putin è rimasto rintanato nella grande madre Russia e i suoi alleati se la sono passata male. Donald ha anche incontrato alla convention l’ex premier britannico Boris Johnson, con il quale ha avuto uno stretto rapporto personale. Johnson ha condiviso sui suoi social una foto scattata insieme, con la seguente frase: “È un piacere incontrare il presidente Trump, che è in ottima forma dopo il vergognoso attentato alla sua vita. Abbiamo discusso dell’Ucraina e non ho dubbi che sarà forte e deciso nel sostenere quel Paese e difendere la democrazia”. È impossibile che Trump non abbia condiviso la sintesi di questa comunicazione, altrimenti Johnson avrebbe violato una basilare regola diplomatica. 

Trump non appartiene a quella destra neoconservatrice che sovraespone l’America nel mondo. Come ha detto il suo vice J.D. Vance, ha una priorità, la Cina, e non è certo amico delle autocrazie. Ma sull’Ucraina ha in mente una soluzione che passerà da un negoziato, e questo ricorda un certo Henry Kissinger, non esattamente un filorusso…


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