Giorgia, attenta ai falsi amici: alla larga da Ursula

· 17 Luglio 2024


Cari ascoltatori, questa sera vorrei dire a Giorgia Meloni: guardati dagli amici dell’ultima ora, peggio, dell’ultima mezz’ora. Sono i più interessati, i più infidi. Intendiamoci, Meloni non ha gran bisogno di questo consiglio, ha ben presente i birignao-trappola del mainstream e la storia della destra italiana, per non dire della parabola di Gianfranco Fini, il quale si convinse che il caravanserraglio dei progressisti antiberlusconiani gli fosse amico e davvero costoro puntassero su di lui per aprire un futuro politico: e si è visto come è andata a finire.

Il fatto è che in questi giorni è tutto un profluvio di invocazioni unisone alla nostra premier nel supremo interesse del Paese: Giorgia, vota Ursula. Glielo stanno dicendo tutti: per esempio oggi, con lo stile allusivo, professorale, indiretto che lo contraddistingue, l’ha fatto Mario Monti sul Corriere della Sera in un’editoriale intitolato “Un ruolo per l’Italia”. Questo ruolo sarebbe puntellare l’asse franco tedesco, che poi lo stesso Monti definisce un po’ in disarmo, e detto da lui che ne è stato uno dei principali guardiani… E fra i tanti altri gliel’ha detto, a Sky Tg24, il senatore del Pd (ed ex portavoce di Rutelli e Renzi) Filippo Sensi, uno certamente disinteressato, che ci tiene a salvaguardare il futuro politico di Giorgia. E infine  gliel’hanno detto, uno via l’altro in fila nei talk, tutti i commentatori del mainstream, pieno di giornalisti di Repubblica: il coro dice vota Ursula-bis.

Ma perché dovrebbe essere nell’interesse politico di Giorgia Meloni e della destra italiana allinearsi a quest’operazione? Ursula Von der Leyen, ricordiamo, non ha preso atto dei mutati equilibri europei, del vento che alle urne è cambiato verso destra, soprattutto nei Paesi strategici del Continente. Al contrario, si è rivolta ai contraenti del vecchio patto che teneva in piedi l’establishment: i popolari vincitori, i socialisti e i liberali niente affatto vincitori in molti Paesi, i verdi addirittura vincitori da nessuna parte, eppure con una notevole capacità di penetrazione ideologica, tanto da ottenere da Ursula l’impegno nero su bianco che nulla cambierà sul green deal. Già questo fatto da solo è una motivazione sufficiente, se si è autentici conservatori, per starne fuori.

Insomma, tutti costoro si sono riorganizzati e si sono ripartiti i top jobs tra loro, poi improvvisamente Ursula si è girata alla sua destra e ha detto a Giorgia: potrebbe esserci qualche franco tiratore, non è che ti aggreghi anche tu? Poi ovviamente ti diamo una vicepresidenza, un posto in commissione, però all’ultimo, perché altrimenti potrei avere qualche problema. Questo chiedono Ursula e il codazzo mainstream dell’ultima mezz’ora a Meloni, e per questo auspichiamo che non lo faccia. È chiaro che non sarebbe un’operazione politica per cambiare l’asse europeo, sarebbe accodarsi a quello vecchio.

Su tutto questo il posizionamento della Lega è il più nitido, cioè: stia fuori dall’Ursula-bis chi non crede al green deal ideologico, né al dirigismo europeo, né alle eurofollie assortite, ne stia fuori chi pensa che il compito dell’Unione non sia costruire sempre più burocrazia e regole sopra i suoi cittadini, ma vuole una virata verso l’economia reale e le persone reali. Non toccare palla in questo singolo caso è meglio che ridursi a vassalli, Giorgia lo sa e noi siamo fiduciosi.


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