Ursula in ginocchio dai Verdi. Attenta, Giorgia…

· 13 Luglio 2024


Cari ascoltatori, voi vi fidereste di Ursula von der Leyen, di una politica espressione della cultura popolare moderata, che nel suo mandato alla guida della Commissione europea ha incentivato le politiche più estremiste e ciecamente gretine? Giovedì prossimo verrà votata la nomina del Presidente della Commissione e Von der Leyen potrebbe subire dei franchi dal “suo” partito popolare europeo. Accadde anche la volta scorsa pur partendo da numeri migliori, tanto che dovette ricorrere a quell’ircocervo della maggioranza Ursula. Allora qual è l’ultima indiscrezione? Che per blindare la sua conferma Ursula sia tornata a trattare con i Verdi europei, a dimostrazione che Giulio Andreotti aveva ragione a dire che i sono come i cocomeri, verdi fuori ma rossi dentro.

Pare che i Verdi, in cambio del loro appoggio, pretendano che siano messi per iscritto due punti: il primo è l’esclusione dalla maggioranza del gruppo dei conservatori di ECR. Non solo vedono come il demonio l’esistenza dei Patrioti, dove ci sono la Lega e Marine Le Pen, che comunque rappresenta una significativa parte delle opinioni pubbliche europee, visto che già solo la Le Pen ha appena superato i 10 milioni di voti in un piccolo Paese come la Francia. Mettendo il veto sui Conservatori-riformatori, i Verdi indicano di non volere alcun esponente di destra al tavolo su cui si costruiscono i nuovi equilibri europei, nonostante il voto abbia segnato una importante virata a destra nei Paesi più popolosi, più decisivi economicamente, più importanti storicamente d’Europa.

Il secondo impegno scritto che i Verdi chiedono a Von der Leyen è di insistere con le politiche green della legislatura uscente, quelle che noi abbiamo chiamato eurofollie. Si tratta di vette di surrealismo gretino, come la legge votata sul ripristino della natura sul continente, cioè rimettere le paludi, sbaraccare gli argini, restituire alla natura terreno dei cittadini eliminando i segni del passaggio umano, insomma smantellare la civiltà. Le tappe di questo percorso sono così serrate che il ripristino massiccio delle paludi è previsto per il 2050. Questa è la genialata reazionaria per mano progressista di lor signori.

Un’altra eurofollia sono le case green: l’obbligo del cappotto termico, di ristrutturare le case per “migliorarne” le classi energetiche. Le abitazioni nel mirino di questa rivoluzione sono tendenzialmente abitate dal ceto medio-basso, che non ha enormi capacità di spesa, ma che secondo costoro dovrebbe spendere in media 50 mila euro per conformarsi alle loro turbe ideologiche. Poi c’è la politica degli incentivi a favore dei motori elettrici, che vanno nell’esclusivo interesse della Cina contro quello delle filiere automobilistiche europee, italiane in primis. Crediamo che Ursula non avrà grandi difficoltà a firmare i due punti di questo patto, tanto si tratta solo del proseguimento di quanto stava già facendo.

In questo caso i margini di trattativa della nostra premier Giorgia Meloni si restringerebbero, ma sarebbe più chiara la direzione: il gioco di Ursula di inchinarsi agli estremisti green è poco democratico e molto ideologico, ma scoperto: immagino che la nostra Premier non potrà che starne orgogliosamente fuori.


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