La sinistra italiana è sbronza e festeggia a caso

· 8 Luglio 2024


Cari ascoltatori, oggi nella sinistra italiana si respira un clima surreale, anzi no, proprio surrealista: si son presi una sbornia da successi altrui. Che in effetti sono gli unici che i compagni nostrani possono festeggiare. Sono passati da celebrare la vittoria del riformista moderato blairiano Keir Starmer in Gran Bretagna, a gioire il giorno dopo per l’affermazione alle urne dell’estremista neocomunista filo islamico-islamista Jean-Luc Mélenchon in Francia, con sprezzo del ridicolo e del principio di non contraddizione. Allora decidetevi: il vostro modello è Starmer o Mélenchon? Perché i due non sono simili né compatibili.

Partiamo dalle dichiarazioni entusiaste dei leader nostrani, vere cheerleader del fronte popolare francese. La ragazza pon-pon per eccellenza, Elly Schlein, ha definito “straordinario” il risultato della sinistra unita in Francia, Angelo Bonelli e Peppino Fratoianni danzano di gioia, Bonelli poi sembra aver trovato il Graal nella eco-patrimoniale francese e ci ha attaccato tutto il suo repertorio: ora dobbiamo andare avanti anche in Italia per un’alleanza democratica, antifascista, progressista, ecologista, per cacciare l’estrema destra dal governo in Italia.

Quando avranno finito di festeggiare, però, si accorgeranno che il fronte delle sinistre in Francia non è unito su nulla. Prendete i socialisti di Raphaël Glucksmann e gli estremisti guidati da Mélenchon: intanto non sono d’accordo sull’Ucraina, Mélenchon è il più filo-putiniano di Francia. Ma i due non sono d’accordo nemmeno sui rapporti con l’Europa, né sulle politiche di bilancio: Glucksmann pensa al socialismo occidentale classico, Mélenchon punta su un populismo gauchista al 101 per cento.

Con gli pseudo-alleati a Mélenchon va anche peggio: con i centristi macroniani neanche si parlano, ieri li accusava di “macelleria sociale”, tant’è che la sua ascesa politica è stata determinata in gran parte dalla contestazione alle politiche tecnocratiche di Macron, (lui dice liberiste ma non sa che cosa vuol dire quella parola, non sa nulla della Thatcher), ieri sera ha dichiarato di pretendere che sia applicato tutto e solo il programma del Fronte popolare. Il punto è che il Fronte popolare è diviso, non ha idee neppure su un nome condiviso da proporre come premier. Gli anti-lepeniani, insomma, sono solo quello, un gruppo anti-Le Pen, Macron lo sa e quindi temporeggia.

E intanto i progressisti italiani ci cascano e stanno prendendo come esempio questa farloccata francese senza un’idea di governo, di Francia, di Europa. I signori della sinistra francese non hanno neppure vinto del tutto, hanno solo impedito che vincesse la destra, l’unico motivo che li ha tenuti insieme: imitano un vecchio tic italiano, la cui sinistra dal 1994, cioè da quando esiste il centrodestra, si è sempre definita per antitesi, contro qualcosa o qualcuno: ricordate le stagioni delle accozzaglie prodiane? Tutti ammucchiati, da Mastella a Bertinotti.
Ecco, la sinistra italiana ha questo in comune con quella francese: sono eterni adolescenti che anche quando vincono non si aprono ad alcun progetto di governo. Però festeggia i successi altrui: facile, tanto di politica non ce n’è.


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