Archiviato Vannacci. La libertà di parola vince
Giovanni Sallusti · 3 Luglio 2024
Cari ascoltatori, potrà non piacere ai sostenitori del pensiero unico e alle vestali del politicamente corretto, ma dobbiamo ricordare che siamo ancora in Occidente, dove la libertà di parola e di espressione è un diritto fondamentale: la notizia è che il Gip militare di Roma ha archiviato le denunce presentate da varie associazioni contro il generale Roberto Vannacci, attualmente europarlamentare leghista, per il suo libro bestseller “Il mondo al contrario”.
Le accuse mosse a Vannacci erano gravi, la principale delle quali era quella di istigazione all’odio razziale, amplificata ovviamente dai media mainstream. Tuttavia per il Gip nessuna di queste accuse è risultata fondata. Resta da accertare un’eventuale diffamazione specifica legata a un caso particolare, ma è una questione marginale. Fortunatamente in Italia non esistono reati di opinione, come ha ricordato il GIP militare di Roma. La decisione di archiviare la denuncia arriva dopo un’altra sentenza positiva per Vannacci, legata alla querela mossa dalla pallavolista Paola Egonu, che si era sentita diffamata dal generale.
Ma la vera notizia è il fatto che in Italia si possa ancora pensare, scrivere e proporre idee che non siano conformi ai canoni del pensiero progressista dominante. “Il mondo al contrario” non ha esposto tesi di discriminazione razziale. Il libro si muoveva su due fronti principali: criticare la cosiddetta dittatura delle minoranze, quella che il sociologo canadese Mathieu Bock-Côté chiama “utopia diversitaria”. Secondo Vannacci si tratta di una sorta di imposizione di minoranze per cui ogni rivendicazione, per quanto parziale o improponibile, diventa parte integrante del discorso pubblico, senza possibilità di dissenso. Questa sua critica si inserisce poi nella visione di Robert Hughes che denunciava la “cultura del piagnisteo”, secondo cui il lamento delle minoranze è l’unica forma di discussione accettabile e che qualsiasi opposizione a questo lamento è automaticamente sbagliata.
Dunque, il politicamente corretto si può contestare, anche in un libro scritto bene o male: non è necessario essere Proust. Non esiste ancora in Italia un Soviet delle parole e dei pensieri, un controllo centralizzato del politicamente corretto: non siamo ancora completamente in un mondo al contrario. Indipendentemente dal fatto che si condividano o meno i toni o il contenuto delle affermazioni di Vannacci, la battaglia per la libertà di parola è sacrosanta. E oggi è una vittoria per questa libertà.