Cari woke, chi sceglierete? Il trans o l’islamica?
Giovanni Sallusti · 2 Luglio 2024
Cari ascoltatori, stasera vorrei raccontarvi una storia paradigmatica delle follie, delle isterie e dei controsensi politicamente corretti dei nostri tempi, che sarebbe rosolio per la penna di Tom Wolfe.
Questa vicenda, riportata sul sito de Il Giornale, è avvenuta al McDonald’s nella stazione centrale di Berlino: due dipendenti, un trans e una donna musulmana, litigano per il diritto ad accedere allo spogliatoio. La (il) “trans frau” in questione è, più precisamente, un uomo che ha deciso di essere donna, si sente donna, ma se non si è ancora fatto operare.
Questa persona, in coerenza con il genere cui sente di appartenere, chiede di poter utilizzare lo spogliatoio delle dipendenti donne. La direzione lo concede, ma a un certo punto una cameriera musulmana solleva un’eccezione e proibisce al/alla collega di cambiarsi d’abito accanto a lei. Il/la collega non la prende bene, porta la questione in tribunale, perde in primo grado, inoltra ricorso al tribunale del lavoro, e per ora non si sa come andrà a finire.
Sappiamo invece il dilemma drammatico di fronte a cui si trova ogni anima-bella-woke politicamente corretta, ipersensibile alle ragioni delle minoranze o presunte tali. Da che parte staranno, le anime belle? Da un lato hanno l’islamofilia, in nome della quale non bisogna mai turbare la cultura islamica – seppur abbia delle caratteristiche che stridono con le regole basilari della convivenza liberale – perché altrimenti si è razzisti: bisogna quindi sottomettersi e non turbare le turbe dell’islam nelle nostre città. Dall’altro lato, si trovano di fronte al dirittismo LGBT, altra colonna dell’ideologia woke, per cui qualunque paturnia o rivendicazione avvertite come diritto inalienabile dell’individuo è incontestabile pure lui.
Che cosa sceglieranno, allora, le anime-belle-woke? L’islam o i diritti LGBT? Ecco perché questa vicenda è paradigmatica: perché porta a galla che a rivendicare senza razionalità diritti o desideri di qualunque minoranza, a un certo punto si esce dal terreno delle idee e si entra in quello del cortocircuito mentale.