L’imprenditore, l’unico eroe che ci è rimasto

· 30 Giugno 2024


Con Flavio Felice (docente di Storia delle dottrine politiche all’Università degli Studi del Molise), un certo tipo di cultura ha trasformato la parola “imprenditore” in parolaccia. Una cultura evidentemente poco redditizia dal punto di vista politico, visti i risultati elettorali (italiani ed europei) favorevoli ai partiti che mettono i ceti produttivi al centro del villaggio. Il ruolo dell’imprenditorialità è infatti imprescindibile nella teoria delle scienze sociali, non solo dal punto di vista economico, ma anche storico.

Sostanzialmente l’imprenditorialità riveste un ruolo centrale, all’interno del sistema economico (risorsa che attiva i processi di produzione e ne ottimizza l’utilità). Il percorso storico degli studi su questo tema ha visto partecipare i padri nobili della teoria dell’imprenditorialità: Richard Cantillon, Joseph Schumpeter, Frank Knight, William Baumol, Israel Kirzner, ai quali si possono aggiungere il mercante raguseo Benedetto Cotrugli e il teorico dell’impresa Peter Drucker. Figure distanti, sia nel tempo che nell’elaborazione teorica, che però hanno in comune la capacità di lettura dei fenomeni economici e civili dal punto di vista dell’imprenditore e non dell’impresa (quest’ultima pensata in funzione dell’imprenditore e del suo operato e non il contrario: è l’imprenditore che crea l’impresa, non l’impresa che crea l’imprenditore).

Kirzner, allievo di Ludwig von Mises e influenzato dal Nobel Friedrich von Hayek, unisce la propria teoria dell’imprenditorialità (“alertness”, la prontezza imprenditoriale) alla teoria dell’ “arbitraggio”: in un sistema di imprese in competizione il profitto è la differenza di prezzo tra due mercati, il mercato di oggi e il mercato di domani. Per Kizner, dunque, l’imprenditore è colui che vede le opportunità che gli altri, per errore o incapacità, non riescono a vedere: “L’ispirata intuizione che consente allo scopritore di accorgersi della presenza di terre lì dove altri fino ad allora avevano visto solo nuvole è tanto creativa quanto lo è la visione ispirata dello scultore che vede nel marmo e nello scalpello, non semplicemente marmo e scalpello, ma una sublime forma che attende solo di essere tirata fuori”.

L’imprenditorialità è cioè da intendersi come virtù che rivela la creatività della persona e, come insegna Giovanni Paolo II in “Laborem exercens” e “Centesimus annus”, consente alla persona di accrescere la propria umanità. Il dono che gli imprenditori offrono dunque alla comunità consiste nella sua attitudine civile a gestire i flussi produttivi per la realizzazione di beni e servizi destinati al mercato, facendoli interagire con il principale fattore di produzione: il capitale umano.

Da leggere: Mark e Catherine Casson, “L’imprenditore nella storia. Dal mercante medievale al moderno uomo d’affari”, Editore Rubbettino, con un contributo di Franco Amatori, a cura di Stefania Ecchia e Angelina Marcelli, 15,20 €, pp 240.


Opinione dei lettori

Commenta

La tua email non sarà pubblica. I campi richiesti sono contrassegnati con *




Radio Libertà

Background