Per la sinistra ogni riforma è subito fascismo

· 18 Giugno 2024


Cari ascoltatori, anche stasera suona forte e chiaro l’allarme fascismo: saremmo stati in pena in caso contrario. E suona in nome di quello che, usando la parolaccia di moda, si chiama “combinato-disposto” tra premierato e autonomia, il grande pericolo che le destre stanno architettando.

Oggi è avvenuta la prima approvazione in Senato della riforma del premierato; intanto la riforma dell’autonomia sta camminando in Parlamento. Ma che cosa sono, nella realtà? Sono l’esito delle due battaglie storiche che connotano il centrodestra italiano fin dalla sua fondazione, nel 1994, e dirlo a pochi giorni dall’anniversario della scomparsa di Silvio Berlusconi è ulteriormente significativo. La battaglia del premierato è la battaglia sulla governabilità, sulla modernizzazione delle istituzioni, sul rafforzamento di un esecutivo che decide, legittimato dalla volontà popolare. L’archetipo storico è la battaglia per il presidenzialismo (non nascondiamo che ci sarebbe piaciuto di più) e il premierato è in quel solco.

Quella sull’autonomia (a maggior ragione detto alla comunità che ascolta questa radio e che visita, spero, il nostro nuovo sito radioliberta.net) si ricollega alla battaglia originaria, addirittura precedente al 1994 e messa all’ordine del giorno della politica italiana dalla Lega, è la battaglia di riassetto federale di un centralismo italiano che nella storia repubblicana ha complessivamente dato pessima prova di sé; è la battaglia sulla questione settentrionale, ma più in generale sulla questione di territori vessati o rapinati dal fisco o mantenuti in un assistenzialismo di fatto. Quindi entrambe non solo sono l’esito di battaglie originarie del centrodestra, ma vengono chieste tutt’oggi dagli elettori, visto che il centrodestra ha vinto ampiamente le ultime elezioni politiche.

Tutto cambia nella bolla dell’opposizione, per la quale premierato e autonomia sono attentati alla Costituzione (ma l’autonomia è presente proprio nel dettato costituzionale!): per le opposizioni oggi siamo come nel 1925, all’indomani dell’assassino Matteotti, siamo proprio a un centimetro dal regime.

Noi vorremmo spiegare a questi signori che si può non essere d’accordo con queste riforme, le si può criticare anche aspramente, ma dire che mettono in pericolo la democrazia è da neurodeliri: non sapete che il modello di premierato è anzitutto il modello di governo britannico, il cosiddetto modello Westminster? Ovviamente questo non è automaticamente sovrapponibile al nostro, perché si inserisce in una cornice di monarchia costituzionale e perché è diverso l’assetto della governance britannica: gli elettori indicano il capo del partito come premier ma non lo votano direttamente. Insomma, fatte salve le differenze tecniche, di fondo il maggior esempio di premierato nella storia appartiene a una società, a una storia, a una cultura non esattamente illiberale.

Quanto all’autonomia, l’allarme fascismo è addirittura tragicomico. Il fascismo, come ogni totalitarismo, era anzitutto centralista: e il potere centrale non può tollerare alcuna autonomia, alcuna forma di autogoverno dei territori, alcuna forma di responsabilizzazione dei governanti locali, che nelle dittature sono delle mere appendici del governo/partito centrale. Per questo è un falso storico sovrapporre l’autonomia al fascismo o a qualunque istinto autoritario, perché ne è l’esatto contrario: il decentramento, il pluralismo responsabilizzante, la prossimità tra governanti e governati, sono l’opposto storico e antropologico del fascismo.
Quindi, cari esponenti dell’opposizione, Pd, CinqueStelle, Più Europa, Arci, tutti voi che vi ritrovate in piazza, non prendeteci per i fondelli, non c’è, per niente e neanche stasera, alcun allarme fascismo.


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