Per gli amici di Ursula il voto non conta niente
Giovanni Sallusti · 11 Giugno 2024
Cari ascoltatori, ogni volta che ci viene il dubbio che esageriamo ad accostare l’immagine del Soviet a questa Europa, le istituzioni e la politica dell’Unione fanno subito di tutto per rassicurarci: l’analogia è corretta. Spieghiamo: il clima che si respira in queste ore nelle segrete stanze di Bruxelles dopo le elezioni è che ora si tratti di imbastire un governo, un equilibrio politico, una direzione europea “semplicemente” a prescindere dalle volontà dei popoli delle tre nazioni principali del continente, cioè Francia, Germania e Italia (o addirittura contro di essa): sembra pacifico, insomma, che il punto di partenza della nuova governance europea sarà ancora la famigerata maggioranza Ursula che ha dato le carte negli ultimi
5 anni, figlia dell’asse fra popolari, socialisti, centristi, liberali, ed eventualmente allargata
anche ai Verdi. Poi ci sono vaghi segnali verso i conservatori, che Giorgia Meloni sembra recepire a fasi alterne, a momenti sì e a momenti no. Comunque, il punto fermo al momento sembra essere la volontà di non cambiare niente, forse addirittura di rieleggere la stessa Ursula, in nome di una sconcertante sordità al voto, anche quando grida chiaramente al cambiamento.
Guardate la Francia: Le Pen che doppia Macron è un momento epocale, una sonorissima pernacchia popolare alle politiche portate avanti dalla maggioranza Ursula: il green deal ideologico buttato sulle spalle dell’economia reale; la politica sull’immigrazione, sostanzialmente e ipocritamente un’accoglienza totale scaricata sui Paesi mediterranei; l’annacquamento graduale e costante dell’identità della stessa Europa. Dunque, in Francia la maggioranza Ursula è stata asfaltata. In Germania l’Spd è diventato terzo partito, superato da Afd, il partito di estrema destra: anche qui la circostanza ha un che di storico, cioè non esiste più un asse popolare socialista. In Italia la vittoria del centrodestra è stata limpida: bene tutti i partiti di governo, molto bene Fratelli d’Italia, che in Europa ha sempre combattuto le derive green, mentre la Lega ha migliorato il risultato delle politiche al di là delle criticità, come analizza sul nostro sito Corrado Ocone, che potete leggere qui.
Insomma, hanno vinto tutti i partiti avversari delle politiche degli ultimi cinque anni, che si trovano per di più in Paesi chiave del blocco geopolitico continentale: tenerne conto sarebbe un punto sostanziale della democrazia. Invece nelle segrete stanze si agisce fischiettando, come se non fosse successo niente, e si sta apparecchiando un governo tutto rivolto al passato. Sarà anche inappuntabile, pallottoliere alla mano: ma non venite a dirci che è andato in scena un grande spettacolo di democrazia, che lo spirito dei popoli europei è questa roba qua.