Conte, Santoro, Tarquinio: ecco i veri perdenti
Giovanni Sallusti · 10 Giugno 2024
Cari ascoltatori, per spiegare la voglia di destra, questo innegabile clima politico che da ieri si respira in Europa, il pigro mainstream ci sta proponendo da quasi 24 ore la chiave di lettura più pigra: hanno vinto gli amici di Putin. Una tiritera, oltre che stucchevole, palesemente falsa: l’autrice del miglior exploit della destra, Marine Le Pen, ha ribadito più volte che bisogna sostenere la resistenza dell’Ucraina e che a maggior ragione lo deve fare un europeo conservatore, di fronte a una nazione libera violata nella sua sovranità.
L’altra vincitrice di questa tornata, la premier Giorgia Meloni, presiede il governo forse più atlantista d’Europa, con zero tentennamenti sul posizionamento geopolitico, e che ha sempre votato unito, Lega compresa, tutti i provvedimenti di aiuti civili e militari all’Ucraina. E allora? Proviamo un po’ a girare la frittata: chi sono i veri perdenti di questa tornata elettorale? Sono proprio i russofili autentici: che, per inciso, stanno tutti a sinistra.
Il primo di questi è Giuseppe Conte da Volturara Appula, che sta tenendo il Movimento 5 Stelle al di sotto o sul filo della doppia cifra: ha depauperato un patrimonio politico, ha portato il movimento ai minimi storici, è sotto attacco anche dai suoi fedelissimi. Conte è il russofilo per eccellenza, è il presidente del Consiglio sotto il quale, in piena pandemia, mezzi militari russi con a bordo militari russi hanno scorrazzato lungo tutto lo Stivale. Secondo l’intelligence britannica si trattò di un’operazione di spionaggio: a essere benevoli, si trattò di un’operazione di raccolta dati, tendiamo a pensare più nell’interesse di Putin che del popolo italiano. Conte ha poi sostenuto la necessità della resa dell’Ucraina e ha preso in giro Zelensky (il presidente di un Paese che sta sotto i bombardamenti ogni giorno)… per come si veste!
Un altro personaggio visibilmente sconfitto è Michele Santoro: ospite in tutti i talk show, soprattutto quelli condotti dai suoi figli professionali (che sono tanti, perché quanto al lavoro l’uomo sapeva il fatto suo), ha potuto predicare a reti unificate il suo pacifismo strabico e antioccidentale, quasi sempre senza contraddittorio, con un vocabolario e degli argomenti usciti dal Novecento più ideologico. La sua listarella “Pace terra dignità” è rimasta ben distante dalla soglia di sbarramento.
E infine vi citiamo un terzo sconfitto, l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, presentato come il fiore all’occhiello della società civile nel salotto buono del Pd. Grazie a un flop catastrofico nelle preferenze, molto probabilmente rimarrà fuori dall’Europarlamento, e se ci entrasse sarebbe per il rotto della cuffia, solo in caso rinuncino in due sopra di lui. Tarquinio aveva proposto pochi giorni fa l’uscita dell’Italia dalla Nato: ora, la Nato non è un dogma religioso e si può criticare, ma proporre di autoescludersi dall’Alleanza occidentale che ha garantito e garantisce la nostra libertà e il nostro benessere è una follia ideologica pura. Anzi, forse è l’atto più russofilo che si possa fare in questo momento.
Quindi, non abboccate: non è vero che “hanno vinto gli amici di Putin”. Gli amici di Putin, i russofili, sono quelli che hanno perso, altroché.