Confindustria schifa il green: alla crescita serve il nucleare
Pier Luigi Pellegrin · 7 Giugno 2024
Una chiacchierata con Andrea Ropa, giornalista di QN: fermare le follie green e impedire lo stop al motore endotermico entro il 2035 sono due tra le missioni di Confindustria 5.0, enunciate dal neo presidente Emanuele Orsini. Durante un meeting con i confindustriali francesi (Medef), infatti, sono state stabilite le linee comuni da sottoporre all’attenzione del prossimo governo europeo, per rivendicare un ruolo di primo piano dell’industria nel Vecchio Continente (quell’industria che il leader grillino Giuseppe Conte ha associato al “capitalismo infetto”: “Sentire una cosa del genere a me fa girare le balle”, gli ha risposto Emma Marcegaglia).
Per garantire competitività e investimenti il ruolo dell’energia è strategico: per conseguire questi obiettivi diventa pertanto fondamentale il ricorso all’energia nucleare di ultima generazione (“altrimenti i target europei di de-carbonizzazione diventeranno irraggiungibili”). “In Europa”, aggiunge Orsini, “ci sono Paesi che pagano l’energia quattro volte meno che da noi, va rivisto il mix energetico, va realizzato il gas release e l’energy release, bisogna riprendere le sperimentazioni su micro-reattori nucleari che l’attuale legislazione non consente. Su questo fronte, peraltro, 70-80 aziende sono già attive nella manutenzione di reattori nucleari in giro per il mondo”. Fermare lo stop voluto al motore endotermico entro il 2035 è una priorità di Confindustria: “Mette in crisi una nostra filiera di eccellenza”, spiega Orsini, “la transizione va attuata nei tempi e nei modi giusti, ricordo che il 15% del PIL mondiale viene prodotto dall’Europa contro un 7% di emissioni inquinanti”.
Nel corso del confronto con i colleghi francesi, Orsini ha ribadito ancora una volta l’importanza di mantenere il taglio al cuneo fiscale, mentre un altro problema affrontato è quello degli alloggi: “Per un giovane, l’affitto non può essere maggiore del 25-30% dello stipendio. Restando ai vertici dell’establishment nazionale, il Governatore di Bankitalia Fabio Panetta, al suo esordio nella relazione annuale da Palazzo Koch, ha sottolineato i punti forti dell’economia italiana: la dinamica delle esportazioni tra il 2019 e il 2023, insieme alla ripresa post-pandemica, superiori a quelli di Francia, Germania, Spagna e alla media europea. Un percorso da incrementare ulteriormente, perché gli investimenti aumentano la produttività e la produttività aumenta i salari (la paga oraria dei lavoratori dipendenti italiani, come mostrato da un grafico di Bankitalia, è inferiore del 25% rispetto a quella di Francia e Germania. Un altro grave problema da affrontare è il calo demografico (pesa anche sul lavoro), che Panetta suggerisce di risolvere puntando sugli immigrati, i cui flussi vanno gestiti a livello europeo.