La sharia sessuale dei collettivi propal
Giovanni Sallusti · 4 Giugno 2024
Cari ascoltatori, la notizia sconcertante, apparsa su “Il Giornale” oggi, è che un gruppo di femministe molto incavolate ha fatto circolare una lettera negli ambienti dei collettivi propal – che lottano anche contro il patriarcato eccetera – all’università ultra radical chic di Bologna: ebbene, in questa lettera esse denunciano di essere state oggetto di molestie, violenze e minacce dai loro stessi compagni di lotta.
Questi comportamenti, esse scrivono, “riproducono, nascondono e normalizzano violenza maschile e molestie” e in più vien detto loro di tacere: “Siamo furiose e stufe di sentirci dire che i panni sporchi si lavano in famiglia”. Insomma, proprio quelli che contestano i maschi bianchi e reazionari si comportano in quel modo lì. Non solo: nella lettera le ragazze sottolineano, sarcasticamente, che “la buona vittima, come la buona militante, deve essere moralmente ineccepibile. È colei che non mette al centro il suo corpo femminilizzato ‘provocatore’, che potrebbe distrarre i bravi compagni”. In pratica questi ragionano come Hamas: la donna non deve esporre lembi del corpo che alludano alla femminilità, perché potrebbero turbare l’uomo: c’è una coincidenza fra islamisti e compagni.
Ovviamente la polvere deve finire sotto il tappeto, continua la lettera: “È vizioso chi suggerisce che denunciare pubblicamente dei fatti gravi di violenza reiterata, individuali e collettivi, significhi tradire la causa”, nonché “se per la comunità diventa più importante proteggere il proprio sedicente compagno nel suo agire violenza, allora stiamo reiterando gli stessi meccanismi patriarcali che diciamo di voler abbattere”.
Insomma, questa è una lettera inquietante e invitiamo chi di dovere a fare le opportune verifiche, perché qui si paventa la presenza di reati particolarmente odiosi e gravi. Ma sotto il profilo culturale, è evidente che questo caravanserraglio che occupa le università nel nome dell’alfabeto politicamente corretto e della lotta al patriarcato è una cialtronata: un po’ è occupare per il gusto di farlo, un po’ è un’ideologia modaiola ormai dominata da automatismi; e addirittura ha al suo interno dei gentiluomini che si comportano come i biechi patriarchi contro cui dicono di ribellarsi. Il woke è ufficialmente una cagata pazzesca.