Ode alla fine dei senatori a vita, per lo più dannosi
Pier Luigi Pellegrin · 29 Maggio 2024
Con il giornalista Pietro De Leo (Libero, il Tempo), parliamo del primo passo per la cancellazione dei senatori a vita, ovvero i senili pretoriani del Quirinale. Al Senato è stato approvato il primo articolo del premierato elettivo, quello che toglie al presidente della Repubblica il potere di nomina dei suddetti (a sinistra non volevano, chissà perché?). Un istituto, quello dei senatori a vita, che in Italia è stato tutt’altro che parallelo alla vita repubblicana, visti i numerosi decisivi interventi da parte dei rappresentanti di una carica prevista dall’articolo 59 della Costituzione (più bella del mondo).
Tutto cominciò con il matematico Guido Castelnuovo e con il Maestro Arturo Toscanini, nominati il 5 dicembre 1949 dal presidente Luigi Einaudi. Il 1° dicembre dell’anno successivo fu il momento di Alberto Camillo Salustri (Trilussa), che però non si godette a lungo la nomina, visto che spirò venti giorni dopo. Negli anni Novanta cominciò a venir meno la terzietà che dovrebbe avere chi, nominato ma non eletto, occupa una carica elettiva: Gianni Agnelli, Giovanni Leone e Francesco Cossiga furono decisivi per consentire la nascita del primo governo Berlusconi nel 1994. Ancora Cossiga, nel 1998, fondò l’UDR per agevolare il passaggio dal secondo governo Prodi al primo governo D’Alema. Nel 2001 il senatore a vita Giulio Andreotti (nominato proprio da Cossiga) partecipò al varo di Democrazia Europea, con l’intento di smantellare il bipolarismo. Tentativo analogo da parte del senatore a vita Mario Monti, con il progetto Scelta Civica. Ma fu durante il secondo governo Prodi (2006-2008) che questo istituto divenne particolarmente inviso agli elettori di Centrodestra, visto che furono proprio i senatori a vita (iconica la figura di Rita Levi Montalcini che a 96 anni sfidava l’inclemenza dell’età pur di salvare il governo presieduto dal professore bolognese) a mantenere in vita la XV legislatura (“La dittatura dei pannoloni”, sferzò un memorabile titolo di Libero dell’epoca).
Forse sarebbe davvero il caso idi chiudere una volta per tutto con una carica che, a quanto pare, esiste solo nella Russia di Putin (l’ex capo del KGB l’ha reintrodotta nel 2020).