Attenzione, editoriale! Eccoci qui: una nuova voce libertaria per indole, dissonante per spartito

· 21 Maggio 2024


Eccoci, siamo sempre noi, dissonanti per spartito, libertari per indole ben prima che per scelta teorica, bucanieri all’arma bianca anzitutto contro le derive del nostro mondo. Eppure, siamo anche nuovi, siamo anche altro. Sì, perché da oggi Radio Libertà è anche un giornale online, non semplicemente un sito, vediamo di essere all’altezza delle parole, che poi sarebbe il nostro lavoro. Da oggi qui trovate notizie estranee al flusso collettivo, oppure le stesse notizie capovolte, sezionate da un altro sguardo, perché i fatti da soli sono stupidi, ammoniva tal Friedrich Nietzsche, occorrono le interpretazioni. Possibilmente diverse dal luogocomunismo diffuso, anche solo per non concedere a lorsignori il monopolio della realtà, la quale è sempre più abbondante e sorprendente di qualunque paturnia ideologica. Anche per questo debuttiamo col Vannacci che non ti aspetti, che poi è il Vannacci autentico, il Vannacci oltre la sua caricatura, quello che ha combattuto sul terreno l’Isis (gentiluomini coranici che gli omosessuali li scaraventavano dai tetti, per capirci), non il sessista, il grande discriminatore, l’omofobo raccontato a talk unificati. L’omofobia è una malattia psichiatrica, prendete e impacchettate, io mi oppongo alla spettacolarizzazione modaiola, all’ideologia Lgbt, non alll’individuo omosessuale. Non solo è lecito, ci pare argomentazione laica e razionale, e ve la presentiamo.

Spiazzare sempre, non impigrirci mai sul mainstream precotto, questo è un impegno col lettore che ci sentiamo di prendere, che dobbiamo prendere. Anche per un motivo dannatamente cogente: tra una ventina di giorni scarsi ci attende non una tornata elettorale canonica, ma nientemeno che un referendum sulla nostra civiltà. Sarà altisonante, ma quando in gioco ci sono fole distopiche come il ripristino della natura, la subordinazione della proprietà privata (“diritto naturale” per qualunque liberale non convertito al rito eurocratico) alle isterie green, il dogma dell’elettrico nell’esclusivo interesse del Partito comunista cinese, è il significato stesso di Europa che viene chiamato in causa. Noi continuiamo a pensarla come la signora di cui pubblichiamo in home page un famoso discorso. La signora si chiamava Margaret Thatcher, il discorso fu un affondo titanico portato il il 20 settembre 1988 nella tana del lupo, il Collegio d’Europa di Bruges, fucina della burocratja continentale. Il senso era: l’Unione non deve diventare “un super-Stato che esercita un nuovo dominio da Bruxelles”, l’ennesima incarnazione del Leviatano, un’Unione Sovietica più rassicurante e politicamente corretta, ma ugualmente centralista e mossa dalla stessa furia regolatoria. Pari pari, è la posta in gioco l’8 e il 9 giugno prossimi, ed è chiaro dove può stare un colpo di reni thatcheriano: non nell’asse gattopardesco popolari-socialisti, non in una Ursula bis, lo diciamo anche alla nostra presidente del Consiglio che su altri fronti ha saputo tenere così bene il punto. Il punto decisivo lo si tiene in Europa, lo si tiene ripensando radicalmente la casa comune, più cooperazione e meno direttive, più ordine spontaneo e meno Politburo.

È la battaglia che proveremo a condurre anche qui, muovendo anzitutto dal patrimonio informativo di una radio che è sempre stata ribalda senza mai essere gratuitamente sguaiata, perché ha sempre orgogliosamente offerto un punto di vista. È lo spirito che ritroverete su queste pagine, a partire dalla contro-lettura quotidiana dei giornali del nostro Giulio Cainarca, un appuntamento che incarna quello spirito al massimo grado. E poi le nostre “firmissime”, altrettanti fuoriclasse del pensiero non uniforme, e gli amici che generosamente ci faranno da commentatori e da analisti per stanare l’ “altra” bussola, per costruirla giorno per giorno. Come tutti i nani sulle spalle dei giganti, qualche riferimento ce l’abbiamo, e in particolare mi inorgoglisce che il maestro di qualunque giornalismo non intruppato, Vittorio Feltri, abbia voluto riproporre qui, su questa barca corsara, il suo storico Bamba della Settimana. Uno sprone ad essere all’altezza, a non “attaccare l’asino dove vuole il padrone”, per dirla feltrianamente, anche perché la fila è già lunghissima, e c’è chi è decisamente più ferrato nella pratica. Noi ci accontentiamo di essere liberi e di dialogare con voi, liberi ascoltatori e, da oggi, liberi lettori.


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