Moschea in ateneo e oratori interreligiosi: occidente addio

· 2 Novembre 2025


In questa puntata di “Zoom” Anna Bono, docente di Storia dell’Africa presso l’Università di Torino, parla con Antonino D’Anna dell’iniziativa nata al Policlinico dell’Università Magna Grecia, a Catanzaro, dove è stato inaugurato il primo spazio per il culto islamico in un ateneo pubblico italiano: un luogo di raccoglimento e dialogo, spiegano dal rettorato.

“Credo che, se l’idea fosse stata di offrire agli studenti dell’Ateneo uno spazio in cui pregare, si poteva capire. Anche se bisogna tenere conto che i musulmani osservanti devono pregare cinque volte al giorno, ma è vero che mettere a disposizione un piccolo spazio non utilizzato dove pregare è accettabile. Il problema è che questo spazio, che nei fatti equivale a una moschea, nel giorno festivo del venerdì, vedrà la presenza di un imam e del presidente di un’associazione per celebrare le funzioni. Quindi le cose stanno diversamente, si tratta di un centro di culto islamico. E mi chiedo: c’era bisogno di un’altra moschea?”.

“La seconda considerazione è che il Rettore non ha realizzato che, per i musulmani, il terreno su cui si istituisce un centro di culto diventa per sempre territorio islamico. Quindi il diritto di usare quello spazio no può essere revocato? Infine mi pongo una questione sulla rivendicazione della laicità delle istituzioni: per cui nelle scuole si tolgono i crocifissi, i presepi a Natale, si protesta se ci sono delle iniziative che hanno a che vedere con la religione cristiana. Poi però si apre un centro islamico in una università. Quindi  lo Stato è laico solo per escludere il cristianesimo, mentre per le altre religioni si parla di inclusione e di rispetto”.

“Capisco perfettamente che questa iniziativa lasci perplessi e abbia provocato reazioni. Il ministro Bernini ha sollecitato tutti a impegnarci a migliorare la qualità dei servizi e dell’attività didattica, invece di perdere tempo su queste questioni. Ma alla fine inevitabilmente se ne parlerà, sui media e anche in Parlamento. Tuttavia ribadisco: a Catanzaro ci saranno sicuramente moschee in cui andare a pregare, è inutile adibire uno spazio universitario a un luogo di preghiera”.

“In tutto questo, la Chiesa di Milano ha pubblicato un vademecum dal titolo ‘L’oratorio come luogo di incontro interreligioso’. Il documento, che si rivolge alle parrocchie, invita ad accettare i musulmani nel ruolo di animatori, ma evitando di obbligarli a partecipare a momenti propri della tradizione cristiana. Ma l’oratorio è un luogo preciso, con delle finalità, ed è difficile capire il senso di questa iniziativa e anche immaginare che questo serva a creare inclusione, integrazione e a migliorare i rapporti con le persone straniere o di un’altra religione. Sembra di voler cancellare le differenze perché se si è differenti non si può convivere. Non è vero: si può convivere, seppur con dei limiti dati dalle differenze. Ma qui da un lato si parla della ricchezza che deriva dalle diversità, dall’altro si propongono delle iniziative che finiscono sempre per sottomettere la nostra cultura ad altre”.


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