La sinistra ha la Toscana, il mondo avanza con Trump

· 13 Ottobre 2025


Cari ascoltatori, mentre il mondo è sintonizzato con le dinamiche profonde della storia che stanno agendo mentre parliamo, c’è chi si entusiasma per aver mantenuto il governo della Regione Toscana. Parliamo della sinistra italiana, del campo largo per un giorno, Elly Schlein, Giuseppe Conte e le varie articolazioni del fronte centro-sinistroso: oggi si sentono rinfrancati, tonici e più esternanti del solito per questa vittoria regionale, ottenuta con una forbice importante ma non precisamente a sorpresa, un risultato che si ripete dai tempi di Hammurabi.

La Toscana è un territorio dove esiste un funzionante sistema di potere della sinistra, lo diciamo con disincanto, dove sotto il profilo elettorale l’area di Firenze conta tantissimo e durante la Seconda Repubblica non ha mai dato segno di cedimento (Bologna per esempio sì). Leader e leaderini vi si sono aggrappati e c’è da scommettere che non pochi giornali domani ci vorranno convincere che la Toscana è il centro del mondo, che quel voto ha un senso nazionale, che però non hanno attribuito alle elezioni in Calabria e tantomeno a quelle nelle Marche.

Fuori dalla bolla toscana però c’è il mondo, dal discorso di Donald Trump alla Knesset alla firma del cessate il fuoco a Sharm El Sheikh, che dovrà dare il via alla seconda fase della pace: come ha spiegato Trump, si va verso un Medio Oriente ridisegnato all’insegna della collaborazione commerciale tra i popoli, della prosperità. Per questo vediamo con favore lo sviluppo di questa dinamica della storia trainata dalla leadership trumpiana, e che alla testa del processo storico ci sia un impianto culturale che fino a poco tempo fa veniva costantemente demonizzato e ridicolizzato dagli “addetti ai livori” del mainstream.

Oggi a dominare è l’idea di raggiungere la pace attraverso la forza, costringere i soggetti, canaglie incluse, quindi Hamas incluso, ad accettare un negoziato che porti a un accordo: niente di più lontano dalla retorica bellicista al caldo delle comodità occidentali di cui si riempie la bocca il mainstream, e anche dal pacifismo ideologico nemico dell’Occidente. Il fatto che Trump sia il mazziere è la grande sconfitta anche della retorica delle istituzioni internazionali, dei grandi carrozzoni: Onu e Unione europea non hanno giocato alcun ruolo, anzi sono stati d’ostacolo, come ha detto il segretario di Stato Usa Marco Rubio. Gli Stati europei-eurocratici hanno fatto danno riconoscendo prematuramente lo Stato di Palestina, perché hanno dato una carta diplomatica a Hamas mentre era già nell’angolo. Per di più, fino a un certo punto hanno parlato solo con toni anti-israeliani, finché sono stati tagliati fuori.

Il processo concreto, dunque, è guidato dal leader del sovranismo, del liberal conservatorismo globale, che ha smontato l’ideologia globalista, che pensa che la partita si giochi tra nazioni legittimate dal consenso dei popoli che interagiscono trattando il miglior interesse per sé.

Quindi noi prendiamo volentieri atto dell’entusiasmo a sinistra, che domani vedremo sui giornaloni, sulla “impensabile” vittoria in Toscana; ma ci permettiamo di essere soddisfatti che la pace nel mondo e la dinamica della storia vada in una direzione culturale opposta, quella sulla quale siamo sempre stati seduti.


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