La “democrazia” europea è perquisire i partiti
Giovanni Sallusti · 10 Luglio 2025
Cari ascoltatori, oggi si voterà in aula all’Europarlamento la sfiducia Ursula von der Leyen e alla sua Commissione. Oltre alla Lega c’è un altro partito italiano che dovrebbe votare la sfiducia, è il Movimento 5 Stelle: ma lo farà, come molti hanno già notato, per poterlo raccontare, farne uno spot politico. Ricordiamo infatti che gli M5s il green deal lo hanno abbracciato completamente, contribuendo a sostenere l’eurocrazia di Ursula e a perpetrare il suicidio economico di un intero continente. L’unico vero voto si fiducia sarà quello della Lega.
Quel che preoccupa, piuttosto, è lo stato di salute della democrazia in Europa – il continente dove le nozioni di libertà e democrazia sono nate – che non sta benissimo, come ha già ammonito tempo fa il vicepresidente americano J.D. Vance, per la qual cosa è stato incenerito dai commentatori-soloni con il sopracciò. Per esempio, in Francia c’è stata una maxiperquisizione alla sede del partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella, Rassemblement National, con un’irruzione come se si trattasse di un gruppo terroristico e Bardella fosse Al Capone: al mattino una ventina di agenti della Brigade financière, l’equivalente della nostra Guardia di finanza, sono piombati nella sede armati e con giubbotti antiproiettile, come se si tenessero pronti a una sparatoria. Hanno sequestrato a tappeto i documenti contabili, i registri, i computer, la corrispondenza, le mail del principale partito d’opposizione in Francia, quello che dice no alla visione del mondo che ha monopolizzato il potere in Francia nella stagione di Emmanuel Macron.
Jordan Bardella ha postato su X: “Mai sotto la Quinta Repubblica un partito di opposizione ha subito un accanimento tanto sistematico”. L’operazione è anche avvenuta senza che si conosca esattamente che cosa viene contestato al partito: di fatto è stata messa sotto controllo tutta l’attività, soprattutto quella elettorale, alla ricerca di irregolarità contabili, di fatturazioni che non corrisponderebbero. Iperburocratizzata e ipernormata com’è la Francia (ma anche l’Italia), se si fa la radiografia di ogni scontrino di ogni entità pubblica e privata, sicuramente qualcosa si trova. Ma questo vale per tutti i partiti, per cui tanta attenzione sembra un’operazione intimidatoria contro il Rassemblement, di cui già è stata decapitata la leadership per via giudiziaria: ricorderete la sentenza di primo grado contro Marine Le Pen – per una questione di rimborsi in bilico sul cavillo – alla quale è stato applicato subito il corollario della non eleggibilità, per tagliarla fuori dalla corsa all’Eliseo.
Ora, sembra che il passo seguente sia escludere direttamente il Rassemblement dalla democrazia francese, e questa cosa non suona benissimo: poche settimane fa il principale partito d’opposizione in Germania, AfD, è stato “attenzionato” dai servizi segreti; e sappiamo quello che è successo in Romania col candidato Calin Georgescu. Si ha la sgradevolissima impressione che tutte le voci dissonanti nei Paesi principali dell’Europa, im particolare nel vecchio asse franco-tedesco che ha dato a lungo le carte, vengano messe all’angolo.
La magra soddisfazione per il Rassemblement è il risveglio di Macron su un tema in agenda di Marine, perché al 92esimo si è accorto dell’allarme islamismo in Francia e sta tenendo dei consigli di difesa per fermarne l’inquietante, capillare invasione nella società francese: in pratica Macron sta dicendo che il Rassemblement aveva ragione. Speriamo che presto lo possano dire anche gli elettori francesi.
Anna Talpo Di 10 Luglio 2025 alle 21:41
ottimi commenti e analisi