Perché con i fondi pubblici il cinema è andato a fondo
Alessandro Gnocchi · 6 Luglio 2025
In questa puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi racconta l’importanza del museo Zeffirelli, con una scarrellata sulla sua vita, e spiega come i grandi registi abbiano spremuto il loro talento dalla necessità, soprattutto quella di trovare i fondi per girare i film e qualcuno che credesse nel loro progetto.
Anche per Zeffirelli il mercato era imprescindibile, aveva un produttore italiano, Pippo Zeffirelli (suo figlio adottivo, all’anagrafe Giuseppe Pisciotto) e anche altri; e si appoggiava sempre agli studios per avere i soldi per girare, e gliene occorrevano tanti perché le sue produzioni erano capaci di avere 350 comparse. Per un film che purtroppo non fu fatto, il presidente egiziano Anwar Sadat aveva messo a disposizione un reparto dell’esercito come comparse, doveva essere un film sull’Egitto girato nelle zone delle piramidi, ma il progetto naufragò perché Sadat venne ucciso. Zeffirelli lavorava in questo modo, cercava i soldi, una parte li mettevano i produttori italiani e altri andava a cercarseli fuori dall’Italia.
Al tempo il produttore aveva un ruolo centrale, il regista anche, per la sua fama, il suo peso. In Italia adesso succede una cosa diversa: il personaggio più importante della produzione, che spesso non mette un centesimo, è il commercialista. Il commercialista è quello che sa come si vanno a prendere i fondi pubblici, che sono divisi in una marea di rivoli: ci sono le film commission, c’è il finanziamento diretto, ci sono gli sgravi fiscali. È un vero lavoro cercare i soldi pubblici per fare film.
Questo sistema di sussidi di Stato ha prodotto poco e niente, mentre quando c’era il mercato avevamo Zeffirelli, Fellini, Dino Risi, Monicelli, avevamo i grandi artisti, avevamo Visconti: insomma un’industria cinematografica rilevante e molto forte. Ora non ce l’abbiamo più, forse perché conta di più mettere le mani sui fondi pubblici che realizzare una grande opera d’arte. I personaggi come Zeffirelli pensavano al contrario: voglio fare una grande opera d’arte, ho bisogno di soldi, credo che il mio film sia un buon investimento, lo vado a proporre. Altre volte il film veniva proposto dai produttori stessi, anche stranieri: le sue produzioni sono quasi tutte internazionali.
Quanti registi italiani ci sono in giro, capaci di fare quello che faceva Zeffirelli? Oggi molto si fa al computer, ma chissà se c’è qualcuno in grado di conciliare l’artigianalità di questa professione con l’essere artista. I pochi che ci sono non raggiungono mai la notorietà. Però abbiamo i film sussidiati dallo Stato, che interessano a pochi o a nessuno.