Thiel spiega la silicon valley conservatrice

· 29 Giugno 2025


In questa puntata di “Alta tiratura”, Alessandro Gnocchi parla de “Il momento straussiano” un saggio di Peter Thiel, edito da Liberi Liberi (118 pagine, 4,99 euro) e presentato da Andrea Benanzoni, in una nuova collana piuttosto rivoluzionaria che si chiama Le Nuvole (trovate i dettagli nel video): propone testi brevi e solo in formato digitale (è possibile stampare poi un pdf molto elegante), titoli tradizionali, cioè scritti da un autore in carne e ossa, alternati a titoli invece completamente scritti da intelligenze artificiali.

Peter Thiel è un grande capitalista, considerato il massimo rappresentante della nuova Silicon Valley, quella conservatrice (uno dei suoi soci in affari è Elon Musk). Ha la fama di essere quello che detta la linea, che porta le idee che poi vengono fatte proprie dall’amministrazione Trump, da Elon Musk stesso e da tutto il resto del giro dei conservatori. Ha un background di studi molto rilevante: è stato uno degli allievi diretti di René Girard, la cui importanza come antropologo, come storico delle religioni e come sociologo lo ha reso uno dei più influenti pensatori del Novecento. Insomma, il miliardario ha la struttura intellettuale per proporre idee che poi diventano aziende, leggi o scritti.

Il libro sostiene che l’Illuminismo non è stato ciò che ha acceso la luce ma ciò che l’ha spenta: l’uomo si è illuso di poter creare un mondo senza violenza, in cui tutto fosse pacata discussione, e facendo questo  non solo si è incamminato verso una strada che porta al caos, ma ha anche sopito le coscienze. C’è stata una rimozione, la filosofia da un certo punto in poi non si è occupata più delle grandi domande esistenziali, che cosa ci facciamo al mondo, che cosa c’è dopo la morte, perché sono temi che dividono aspramente: quindi, per soffocare i possibili scontri, l’Occidente li ha messi da parte. Peccato che il resto del mondo non abbia fatto altrettanto, e ci rimprovera: ci considera vacui, corrotti, decadenti proprio perché la nostra dimensione è schiacciata solo sull’economico, che non basta definire l’uomo.

Il lavoro, il mercato, sono importantissimi, sono la base anche della libertà democratica, ma l’uomo non è a una sola dimensione. Così accade l’11 settembre, che sfugge a ogni categoria sociologica: noi pensavamo che i disperati del Terzo mondo si sarebbero ribellati e per questo li abbiamo sovvenzionati, e invece chi organizza l’attentato è il figlio di un petroliere miliardario e gli artefici sono dei borghesi laureati. Questo fatto sfugge a tutte le regole perché, dice Thiel, quelli mica ragionano solo in termini economici, per loro sono importanti quelle domande che noi abbiamo dimenticato, quindi se vogliamo sopravvivere come civiltà dobbiamo rimettere al centro quelle domande.

Thiel crede che la risposta sia un nuovo secolo americano e cristiano: per realizzarlo dobbiamo tornare ai fondamentali, basta con le cazzate woke insegnate nell’università. Siamo in una situazione in cui lo sviluppo tecnologico ci mette davanti a sfide che possono essere anche militari, di intelligence e tecnologiche.  Dice Thiel: le prossime guerre non saranno combattute come quella in Ucraina o come quella in Iran, da oggi in poi sarà tutto algoritmo, capacità di previsione, intelligence, sicurezza. Quindi dobbiamo sfatare il mito dei diritti umani e della libertà senza confini (lo dice un libertario super capitalista): o cedi una parte di libertà, contrattando in modo di cederne il meno possibile, o non sarai mai sicuro, anzi sarai cancellato. Il controllo capillare che ne conseguirebbe, il cosiddetto capitalismo di sorveglianza, si può certamente decidere di non farlo e di vivere diversamente; ma è una scelta gloriosa che ci porterà alla tomba, perché invece altri Paesi che se ne fregano della libertà individuale faranno tutto quello che è possibile con quegli strumenti.

Quindi se non percorrerai quel cammino lo percorrerà la Cina, lo percorrerà l’India, lo percorrerà qualche Paese arabo, l’Arabia Saudita, o la Russia, e quegli strumenti saranno anche di uso bellico. Naturalmente è un grave dilemma, è come dire che il liberalismo per certi versi rischia di essere superato: il cortocircuito è che questa crisi è stata innescata dallo sviluppo tecnologico, dal progresso che è stato possibile proprio grazie al libero mercato. Le risposte di Thiel sono nelle idee di Trump, e questo libro è molto interessante perché ci permette di capire il mondo che sta per arrivare, oltre all’America.


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