Fabio Dragoni: Trump trionfa con gli accordi, la UE cederà

· 27 Giugno 2025


Per la nostra rubrica “Parlando liberaMente”, l’intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti parla di Donald Trump, di Medio oriente e della strategia degli accordi con Fabio Dragoni, opinionista televisivo, firma de La Verità e de Il Timone.

“In un gustoso articolo ieri pubblicato dal Financial Times si fa riferimento a delle pressioni che il primo ministro tedesco Friedrich Merz e le case automobilistiche tedesche avrebbero fatto sulla Commissione europea, che ha il mandato per trattare un accordo complessivo: ci sono dei burocrati che come un jukebox recepiscono le indicazioni dei vari Stati membri, immaginate che razza di accordo potrà mai venire fuori su una cosa di questo genere, questo è un comitato di condominio. La Germania vuole un accordo che escluda l’automobile; al punto che pure i burocrati tedeschi hanno detto a Merz: voi siete pazzi, Trump ci ha messo nel mirino proprio per il settore automobilistico e voi pensate di fare questa cosa?”.

“Quanto a Emmanuel Macron, prende una cinquina da Brigitte e va beh, questa è una cosa di colore. Ma all’indomani del G7 dice: salutiamo Trump che va a trattare il cessate in fuoco tra Iran e Israele, e Trump risponde: tu non sai di che cosa parli (abbiamo capito poco dopo perché); poi viene fuori che la Francia si oppone al Mercosur: quindi in questo momento se c’è un signore che è veramente isolato, quello è Macron, altro che Giorgia Meloni, che alla cena di gala era a fianco di Trump, mentre di lui non si hanno avute notizie”.

“Trump sta dettando legge. Ci sta dicendo: vedete voi, io intanto ho fatto un accordo con il Regno Unito e ho fatto un accordo con la Cina. Immaginatevi se non potrà imporre un accordo all’Unione Europea che  passi dalle spese militari. Gli Stati Uniti mettono al centro il tema dello sbilancio commerciale perché l’Unione Europea esporta molto di più rispetto a quanto importa: se gli Usa dicono dovete comprare armi, bisognerà andare a bussare all’industria statunitense, anche perché ha una potenza tecnologica impareggiabile. Poi ci sono gli europeisti a pelo lungo, a pelo corto, a pelo riccio, che sono lì a dire che ora è il momento della svolta che vuole l’Europa. Vorrei avere un centesimo per ogni volta che sento dire l’Europa è di fronte a un bivio”.

“Gli Stati Uniti hanno un mappamondo: non ritengono che Putin sia una minaccia esistenziale; vorrebbero da sempre non occuparsi di Medio Oriente, ma gli tocca farlo, mentre vorrebbero quanto prima occuparsi dell’Indo-pacifico, perché lì hanno una questione grossa come un elefante: la Cina pretende Taiwan, che è un concentrato di tecnologia, di libertà, è una sorta di Israele nell’Indo-pacifico. Quindi gli Usa devono al più presto calmare le mire espansionistiche di Pechino, che agisce in maniera molto pragmatica. La Cina se volesse potrebbe annettersi Taiwan in pochi giorni, e buona parte della nostra manifattura, che poggia sui microprocessori taiwanesi andrebbe in mano alla Cina”.

“L’operazione di Trump sui siti nucleari iraniani è incredibile, l’ho  paragonata alla bomba di Hiroshima, un evento tragico che però ha di fatto segnato la fine della Seconda guerra mondiale, e ha inviato un messaggio soprattutto alla Russia”. 

“Vedere Trump così millimetricamente chirurgico ha fatto saltare i nervi alla sinistra, perché ha dimostrato che gli Stati Uniti sono capaci di colpire e di fare male, senza impantanarsi, distruggendo le loro narrative. Questo è un tema su cui devono riflettere Putin, la Cina, anche lo stesso Israele: senza gli Stati Uniti non avrebbe avuto la capacità di uscire da una situazione che rischiava di diventare complicata, un conflitto senza fine, anche perché in Israele vivono 9 milioni e mezzo di persone, mentre gli iraniani sono 90 milioni. Trump effettivamente ha rimesso la chiesa al centro del villaggio, come si suol dire”.

“È sorprendente la grande visibilità che sta acquisendo J.D. Vance. Prima di lui, i vicepresidenti americani chi se li ricorda? Tipo Mike Pence, che pure è stato il vicepresidente con Trump. Vance sta acquistando visibilità con un soggettino come Trump, non proprio la cosa più semplice del mondo, non è una passeggiata di salute. Vance è un po’ il sistematizzatore intellettuale del trumpismo”.

“La globalizzazione non è affatto finita. Quello che è finito è il globalismo, che è una cosa molto diversa. Gli Stati Uniti lamentano l’attività della Cina e l’attività dell’Unione Europea, ma con un distinguo. Gli Stati Uniti vedono nella Cina un competitor, perché la ha la tecnologia, ha 1,4 miliardi di persone, è una potenza militare. Gli Stati Uniti non sono preoccupati per Putin, sono preoccupati se Putin diventa vassallo della Cina, perché ha tutto quello che la Cina non ha, cioè le materie prime, e sarebbe un binomio micidiale. In più, la metà degli studenti stranieri che studiano negli Stati Uniti sono cinesi o indiani. I cinesi sono intelligenti”.

“Mi raccontava il professor Masi dell’Università Bicocca: tutti i giorni che Dio mette in terra, il bambino cinese va a scuola e gli fanno ripetere la filastrocca ‘tu sei cinese e dominerai il mondo’. La Cina è una grande corporation e il suo leader è un po’ l’amministratore delegato. Quando devono nominare un politico, è come se facessero una selezione del personale, e nello stesso modo fa carriera: ruoli locali, poi sempre più importanti, magari da amministratore locale, come fosse amministratore in un’azienda. la Cina è un competitor e gli Stati Uniti dicono che non deve essere la fabbrica del mondo. L’Unione Europea invece non è un competitor”.

“Le dichiarazioni in cui Khamenei dice ‘abbiamo vinto’, io le saluto con grande soddisfazione. Perché è il segnale che gli ayatollah si sono arresi. In questo modo hanno smesso di alimentare, per il momento, una retorica bellicista: hanno dovuto accettare lo stato delle cose. Mi sarei preoccupato del contrario”.

“E dov’era il Partito democratico, così assente? Era a preparare la grande operazione di New York, e intanto sperava che a casa Trump ci fossero divisioni, perché ci sono queste diverse anime, i Maga isolazionisti, i repubblicani più tradizionali, la corrente libertaria dello Stato minimo. Ma Trump è la perfetta sintesi di tutto questo, e il Partito democratico è rimasto completamente fuori, gli unici spazi che gli sono rimasti sono il comunismo e l’islamismo. In tv hanno fatto vedere uno spot del candidato dem Zohran Mamdani, c’era musica araba, canzoni in arabo, lui vuole fare dei supermercati gestiti dal Comune, vuole mettere un tetto al prezzo degli affitti, cioè uccidere definitivamente il mercato immobiliare, e dichiara guerra  a Israele. Il Partito democratico è diventato un grande partito di massa comunista islamico”.

“Da noi la Schlein, Avs con Fratoianni e Bonelli, e Conte che non perde occasione per far vedere che lui è più leader della Schlein, si stanno rintanando in una nicchia e intanto si stanno scannando fra di loro. Mi ha colpito la maniera entusiastica in cui il Sole 24 Ore parla di questo candidato islamico oltranzista a New York. Per il resto, se fai una rassegna stampa vedi che è tutto Trump da una parte e Khamenei dall’altra: due pazzi, uno con il turbante e l’altro con i capelli arancioni, ma più o meno la stessa cosa. Addirittura Gad Lerner ha pubblicato un tweet in cui dice, che Khamanei è sicuramente uno squilibrato, ma è più composto dell’altro”.


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