Elly e compagni contro Ursula: vogliono più green deal!
Giovanni Sallusti · 26 Giugno 2025
Cari ascoltatori, qualcuno è riuscito a criticare Ursula von der Leyen e la sua Commissione perché non sono abbastanza determinati ed ecodirigisti nel perseguire il green deal: il gruppo dei socialisti a Bruxelles è all’attacco di Ursula von der Leyen, perché la Commissione europea sta valutando delle minime modifiche a quell’impianto ideologico folle: fra l’altro insufficienti, ma almeno figlie di un’applicazione elementare del buonsenso.
In particolare, i compagni continentali rimproverano alla Commissione il passo indietro sul “greenwashing”, neologismo politicamente corretto che consisterebbe nella pratica delle aziende di dichiarare di aderire a politiche nell’interesse dell’ambiente che in realtà non lo sono o non lo sono abbastanza: i compagni vorrebbero quindi più verifiche, cioè più burocrazia a carico delle imprese, per essere sicuri che la loro priorità sia non fare fatturato e generare lavoro, ma rispettare l’ideologia eco-talebana. Proprio quel che ci vuole, avere ancora più burocrazia.
La portavoce dei Socialisti e democratici Garcìa Pérez avrebbe presentato a Ursula un ultimatum: o si torna a una versione dogmatica e massimalista del green deal o noi mettiamo in dubbio il sostegno alla Commissione. A questo diktat si è unita anche Elly Schlein, che ha detto: “È ora di dire basta alla politica dei due forni della Commissione europea”, cioè scelga: o riapplica il green deal alla sovietica della precedente legislatura europea, oppure sta strizzando l’occhio all’ultradestra (o alle destre, scegliete voi l’espressione fra le due in voga), cioè a chi critica queste politiche e alle ultime elezioni europee ha incassato l’apprezzamento dell’elettorato nei Paesi europei soci fondatori di maggior spessore dell’Unione.
Il voto in Francia, quello in Italia con la conferma del centrodestra, il voto in Germania con il tracollo delle sinistre, hanno certificato che questa follia del green deal non è tanto gradita dai loro popoli. Ma questo per i cosiddetti democratici sono dettagli: la democrazia suona bene nei documenti e nei nomi dei partiti, ma nessuno si sogna di applicarla, se va contro le loro turbe. Anche se una di queste, il green deal, è una mannaia sull’economia, già provata da decenni di eurocrazia: l’Associazione dei costruttori ha stimato che con la sua applicazione sarebbero a rischio 270mila posti di lavoro sul continente, di cui 70mila in Italia.
Il fatto è che Elly non incontra un lavoratore probabilmente da anni, se non per sbaglio e senza nemmeno riconoscerlo: per lei e i compagni il punto è l’ideologia woke ambientale, mica i posti di lavoro, cosa troppo volgare per metterci mano. Non solo: secondo gli stessi documenti di Bruxelles, le politiche green costano al contribuente europeo circa 1.285 miliardi l’anno, l’8% del Pil dell’Eurozona. Ma se capita che la Commissione devii lievemente da questo progetto di spegnimento dell’economia europea, i compagni si rivoltano. E noi ci rivoltiamo contro di loro e le loro ideologie suicide.