La lezioncina anti-Salvini dell’estremista Saviano

· 25 Giugno 2025


Cari ascoltatori, sentire Roberto Saviano che dà dell’estremista e del superficiale a qualcuno è un tuffo nell’impossibile, sarebbe come se Charles Bukowski avesse rimproverato qualcuno perché esagerava con l’alcol. È successo infatti che Matteo Salvini è stato sentito come teste per il processo che vede imputato Saviano ai danni dello stesso Salvini per una serie di post sui social e di pubbliche dichiarazioni con cui Saviano aveva allegramente appellato l’allora ministro dell’Interno “ministro della malavita”: non esattamente una critica politica, ma piuttosto l’insinuazione che il ministro rispondesse ad altri interessi,. Difficile non vedere gli estremi della diffamazione.

Fuori dall’aula Salvini, per basica urbanità tra avversari, ha dato la mano a Saviano, il quale per risposta gli ha urlato “vergogna, vergogna”, non si sa per che cosa, forse per la colpa di pensarla diversamente dall’oracolo quale ritiene di essere. Ma la cosa veramente interessante è stato il suo commento sui social: “Oggi Salvini si è finalmente presentato in aula. Tutto molto fragile, tutto molto disordinato. È emerso, ancora una volta, che quando Salvini parla non pensa: è tutto frutto di emotività del momento, di calcolo sui follower. L’orrore della superficialità populista e dell’estremismo, in genere”.

Prima di tutto, disumanizzare l’avversario negando che abbia la facoltà di pensare. Ma quel che salta all’occhio è che a dare a Salvini dell’estremista populista e del superficiale è uno che, pochi mesi fa, ha profetizzato che Elon Musk sarebbe caduto nel sangue: “La fine di Elon Musk sarà una fine violenta”, scrisse Saviano sui suoi social, “pagherà la tirannide della sua prassi insieme al suo sodale Trump, non potranno che portare a una caduta violenta, il loro epilogo politico sarà probabilmente nel sangue”. E costui, capace di tale sfoggio di equilibrio nelle sue valutazioni su un presidente Usa e su uno dei più grandi imprenditori e visionari al mondo, oggi dà lezioni di moderazione e di savoir faire?

Saviano è anche quello che liquidò la guerra russa-ucraina da poco iniziata come una questione di regolamento di conti tra la mafia russa e la mafia ucraina, giusto per dire che cosa sono la superficialità e di autoreferenzialità, cioè leggere gli accadimenti del mondo attraverso le proprie ossessioni ombelicali. Al tempo l’analista premio Pulitzer Anne Applebaum, che aveva partecipato con lui a questo talk televisivo, l’aveva poi incenerito sui social giudicando che il ragionamento non stava minimamente in piedi. D’altra parte, in passato, per accreditarsi fra i personaggi che sono oggetto di odio solo perché sono famosi, lo scrittore era arrivato a paragonare se stesso a Enzo Tortora.

Saviano, famoso per aver scritto un libro una ventina d’anni fa, con una condanna definitiva per plagio, campa della fama raggiunta allora e la ravviva insultando gli avversari politici come Salvini “ministro della malavita”, o augurando la morte al presidente della più grande democrazia del mondo, e spacciando le sue analisi pseudo-mafiologiche come l’essenza dello scibile umano. E questo qui dà dell’estremista e del superficiale a qualcun altro: siamo pienamente nel territorio della farsa.


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