Il campo largo è diventato il campo antiamericano
Giovanni Sallusti · 23 Giugno 2025
Cari ascoltatori, indovinello: con chi poteva schierarsi il campo largo, tra gli Stati Uniti d’America e la Repubblica islamica di Teheran? Ovviamente si è schierata contro gli Stati Uniti, e possiamo dire che il campo largo è diventato il campo antiamericano, un coro pressoché monocorde che proviene dalle parti di Elly Schlein, di Giuseppe Conte, dei rossoverdi, di Avs, di quest’armata Brancaleone che secondo qualche editorialista dovrebbe costituire un’alternativa di governo.
Secondo costoro sarebbero gli Stati Uniti a mettere in crisi il diritto internazionale e la stabilità, e non il regime degli ayatollah che da decenni è la centrale del terrore mediorientale e stava costruendo il nucleare militare per cancellare lo Stato degli ebrei: ma se questi qua possono e vogliono stabilizzare qualcosa, è la sharia, è l’olocausto nucleare.
Vediamo le dichiarazioni sui giornali e partiamo da Elly, presunta leader di questa presunta opposizione, secondo la quale “Meloni dovrebbe dire che l’Italia non concede l’uso delle basi militari agli Stati Uniti presenti nel territorio italiano” (come no, e poi magari dovrebbe uscire dalla Nato e perfino aderire a un cartello di autocrazie sotto l’ombrello cinese…). “L’Italia ripudia la guerra e vuole la pace” dice Elly e ha perfettamente ragione, peccato che di critiche contro la guerriglia terroristica antisemita del regime iraniano non ce ne sia traccia. Anzi, rilancia: “Facciamo nostre le parole del segretario generale delle Nazioni Unite Guterres contro l’uso della forza, per il rispetto del diritto internazionale e per il ritorno immediato alla via negoziale”.
Ora, António Guterres è quello che all’indomani del 7 ottobre sfornò la seguente brillante analisi: “Il 7 ottobre non viene dal nulla”, come dire che questi ebrei che si ostinano ad esistere contro il parere dei loro vicini se la sono cercata. E infatti ieri anche Guterres se l’è presa con gli Stati Uniti, come se il regime teocratico islamista fosse un grande alfiere di pace.
Elly ha chiuso invitando al negoziato, cosa che aveva già fatto Trump: con la differenza che con gli ayatollah può funzionare solo se dimostri di voler perseguire la pace attraverso la forza, se la si butta sulla retorica del negoziato si fa la fine di Barack Obama, che è stato portato a spasso per 10 anni dagli ayatollah mentre accumulavano uranio.
Poi c’è Giuseppe Conte, che se la prende con l’attacco in Iran di Trump al fianco del “criminale Netanyahu”, e non importa che Khamenei sia quello che opprime il suo popolo, impicca gli omosessuali, ammazza di botte le donne se mettono male il velo, arma i terroristi di Hezbollah, gli sgozzatori di Hamas e gli Houti che attaccano il libero commercio internazionale. Dice Giuseppe: “È un atto grave e pericoloso che può avere conseguenze catastrofiche, portandoci verso un conflitto dagli esiti incalcolabili, generando tensioni e insicurezze in tutto il mondo. Questo significa licenza di calpestare il diritto internazionale e rischia di produrre sempre maggiore instabilità”.
Come vedete, il campo largo fa un ampio uso del copia-incolla sul tema “Yankee go home”, nonostante non ci siano stivali americani sul terreno, ma solo l’ottica trumpiana della pace attraverso la forza: Trump muove il minimo necessario nell’interesse suo e dell’Occidente, e quel minimo è che l’Iran non può avere la bomba atomica. Ma questo mica lo dicono, quelli del campo largo: sono proprio diventati il campo antiamericano.