No allo sciopero selvaggio significa diritti per tutti

· 20 Giugno 2025


Cari ascoltatori, questa sera sosteniamo una battaglia di civiltà portata avanti dalla Lega, nella fattispecie dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale ha proposto un pacchetto salva-stagione turistica all’interno del quale il provvedimento clou sarebbe – questa è la battaglia di civiltà – impedire gli scioperi il lunedì e il venerdì, con particolare attenzione al trasporto pubblico. Questa proposta, ovviamente, desterà un super scandalo, l’indignazione da parte delle vestali del sindacalmente corretto.

Noi abbiamo tre osservazioni, tre motivi auto evidenti per cui si tratta di una proposta molto sensata. Anzitutto i numeri (che hanno il pregio di non piegarsi a logiche di partito), illustrati dallo stesso Durigon: nel 2025 sono stati fatti 16 scioperi generali in meno di sei mesi, più altrettante astensioni dal lavoro del comparto trasporto, totale 32. Cioè più di 5 al mese, più di uno a settimana. È una follia, non l’esercizio di un diritto: è un costante bloccare il Paese.

La seconda considerazione, di contenuto, è che il diritto di sciopero non è l’unico diritto, né galleggia nell’iperuranio, completamente scisso dagli altri diritti. Il diritto di sciopero, come sa qualunque viaggiatore, pendolare, lavoratore, va bilanciato con altri diritti non secondari, come il diritto alla mobilità, al lavoro, allo studio. E, per quanto riguarda la stagione turistica, il diritto alla libera iniziativa economica: c’è una quantità di aziende, spesso familiari, che contano sul fatto che i clienti si spostino e arrivino. Ci sono tanti diritti da bilanciare, come è normale in una società complessa e democratica.

Un altro aspetto di contenuto viene dalle parole della massima autorità nella storia del sindacalismo italiano, Giuseppe di Vittorio, primo segretario della Cgil, che durante i lavori dell’Assemblea costituente, quando si affrontò il diritto di sciopero, affermò con tutta la sua autorevolezza il principio per cui lo sciopero nei servizi pubblici fosse da evitare quanto possibile, e che comunque vi si facesse ricorso solo dopo avere esperito invano tutti i tentativi di conciliazione.

Ora, è evidente che 32 scioperi in 6 mesi, più di 5 al mese, più di uno a settimana, non sono diritto di sciopero nel trasporto pubblico e men che meno l’estrema ratio cui si riferiva Di Vittorio: è la messa in pratica del programma di Maurizio Landini, trasformare il sindacato in uno strumento di rivolta sociale, e questo esce dai confini della società complessa e democratica che ricordavamo prima.

È questo il motivo principale per cui Durigon e la Lega hanno ragione, e noi speriamo che vadano avanti. Il diritto di sciopero, sì; il diritto alla rivolta sociale contro lavoratori, imprenditori, studenti, cioè contro gli italiani, quello no.


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