L’ayatollah D’Alema: Il nuovo che è avanzato

· 20 Giugno 2025


Cari ascoltatori, oggi facciamo archeologia politica “che ritorna”, parliamo di Massimo D’Alema, tuttora venerato dalla sinistra come una mente superiore, il guru che può decrittare la nostra contemporaneità: d’altronde è uno che nella sua vita politica le ha sbagliate tutte, fin da quando si schierava orgogliosamente con l’Unione Sovietica. Ebbene, il guru ieri è stato ospite ieri sera a “Otto e mezzo” di Lilly Gruber, con un immaginabile livello di contraddittorio, ed è stato interessante notare come il caravanserraglio del bel mondo progressista sia inchiodato alle tesi esposte da Baffino. Eccone alcune.

“Bisognerebbe sottolineare con maggiore forza che andrebbe fermato questo conflitto, è interesse del mondo e dell’Europa. Un negoziato con l’Iran è stato fatto, portò a un accordo che spinse l’Iran a interrompere lo sviluppo della bomba nucleare. Fu Trump a sabotarlo, una responsabilità gravissima. Non possiamo dimenticarlo”.

Qui D’Alema mette a frutto gli anni filosovietici, in cui si imparava l’arte del ribaltamento della realtà, della dissimulazione, della “dezinformatsiya”, perché l’accordo scellerato stretto da Barack Obama con gli ayatollah fu una presa in giro: i gerarchi iraniani portarono a spasso Obama e con lui tutto l’Occidente che andava a rimorchio del Nobel per la pace (assegnato sulla fiducia), perché, mentre firmavano il trattato, a Teheran si arricchiva uranio con la prospettiva di un nucleare non civile. L’esempio più chiaro è il sito di Fordow, quello sotto la montagna che è il vero problema di questa guerra, perché gli israeliani da soli non possono sradicarlo. E la verità su Trump è che lui uscì dall’accordo-presa in giro ed esercitò la massima pressione sul regime, con il risultato che negli anni del suo primo mandato gli ayatollah stettero quantomeno buoni.

D’Alema poi produce la seguente perla: “Se l’Iran avesse la bomba nucleare non ci sarebbe la guerra, basti pensare alla Corea del Nord”. Qui siamo alla vetta, tutti sanno che dieci minuti dopo aver ottenuto la bomba, Israele non ci sarebbe più: lo dicono gli stessi ayatollah da decenni, perché la Repubblica Islamica dell’Iran nasce con quella parola d’ordine, sulla retorica anti-ebraica e anti-occidentale come missione religiosa. Per questo ha perfino inventato Hezbollah. Il paragone con la Corea del Nord, poi, non sta in piedi: è un’orrenda dittatura completa di gulag, che opprime il suo popolo con ferocia senza pari, ma con la differenza che Kim Jong-un non ha mai dichiarato di voler cancellare la Corea del Sud o il Giappone dalla carta geografica. Non ha quella missione.

“Ho l’impressione che fare la guerra a chi non è democratico sia qualcosa di irrealistico”: ma è una cosa che nessuno sostiene. Per esempio, nessuno pensa di fare la guerra all’Arabia Saudita, che non è certo un esempio di democrazia. Perché? Perché l’Arabia Saudita non minaccia la regione esportando terrore, né vuole eliminare Israele. Anzi, ha discretamente appoggiato gli accordi di Abramo voluti da Trump, capolavoro diplomatico che D’Alema ignora, perché alcuni Paesi del Golfo non sarebbero mai entrati in quel protocollo senza l’ok saudita. L’Arabia Saudita ha una relazione costruttiva con l’esterno, e con l’Occidente vuole fare commercio e affari. Non è una minaccia.

Per D’Alema, che è completamente fissato, “il problema è capire se si riescono a fermare le forze che vogliono impedire il negoziato, prima fra tutte Israele. L’attacco voluto da Netanyahu è stato fatto innanzitutto per bloccare un dialogo fra Usa e Iran”: chi sta parlando è un politico italiano, già presidente del Consiglio, che si concesse una passeggiata a Beirut a fianco di un leader di Hezbollah, il gruppo terrorista costruito e finanziato in chiave anti-israeliana dagli ayatollah.

Vi abbiamo riferito tutto questo per registrare una volta di più che la sinistra è ferma a quell’alfabeto: tant’è che oggi c’è uno sciopero per fermare la guerra in Medio Oriente, sostanzialmente a favore degli ayatollah. Elly Schlein ogni giorno esterna contro Israele senza mai accennare al regime oscurantista di Teheran, e opinionisti, giornaloni, intellettuali di riferimento sono fermi a questa retorica qui. La realtà è D’Alema è ancora il leader in pectore della sinistra italiana. Traiamone delle conclusioni…


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