Maturità: così Valditara sfida la sindrome di peter pan e gli smartphone mangia-neuroni

· 16 Giugno 2025


Il titolare del Ministero dell’Istruzione e del Merito (MIM) Giuseppe Valditara prova a modificare modalità e obiettivi dell’esame di maturità. A pochi giorni dalla fine degli esami, il titolare del dicastero di Viale Trastevere ha infatti annunciato di voler ripristinare il concetto di prova “di maturità”, abbandonando la denominazione “esame di Stato” considerata troppo formale e o “fredda” per una scuola che vorrebbe puntare – come dichiarato nel corso di una recente intervista – alla «valorizzazione integrale della persona».

La visione di Valditara, condivisa da molti specialisti ancora legati alla grande tradizione umanistica della scuola italiana, va oltre la semplice verifica delle competenze disciplinari, puntando a premettere al concetto di “istruzione” quello più ampio di educazione. In definitiva, la prova che non a caso valuta ragazzi e ragazze che hanno raggiunto la maggiore età, non si deve limitare ad attestare «quanto si è appreso» in termini nozionistici, ma anche e soprattutto «quanto il percorso scolastico ha inciso sulla maturazione complessiva dello studente». Diversamente basterebbero le batterie di test o l’Intelligenza Artificiale…

L’obiettivo è rendere l’esame più coerente con un sistema educativo che sappia rimettere al centro il concetto di “maturità” che, secondo il ministro, è stato «dimenticato dai giovani che sempre più spesso vogliono rimanere adolescenti e dagli adulti che in molti casi sembrano voler tornare all’adolescenza». Per questo la proposta ministeriale anticipata da Valditara si focalizza sulla capacità degli studenti di saper «affrontare le sfide future della vita con responsabilità e autonomia». La scuola pubblica torna insomma, almeno nelle intenzioni di chi incarna l’Istituzione, a dare il suo contributo per scongiurare la sindrome di Peter Pan o, più volgarmente, del bamboccione.

Il colloquio orale rappresenta già oggi l’elemento più vicino alla visione del ministro, avendo l’obiettivo di «accertare il conseguimento del profilo educativo, culturale e professionale di ciascun candidato», arrivando però alla fine del ciclo delle prove scritte, quasi a “ciliegina sulla torta” mentre le sue finalità dovrebbero essere il cardine dell’intero sistema. Per questo tale fase potrebbe diventare il fulcro della riforma annunciata da Valditara, al fine di «favorire sempre più la maturazione del giovane».

Attualmente le prove d’esame consistono in una prima prova, identica per tutti gli indirizzi, che propone tre tipologie di lavori, analisi del testo, testo argomentativo o tema di attualità, con durata complessiva di 6 ore. La seconda prova è specifica per singolo indirizzo e, quindi, latino al Classico, matematica allo Scientifico, lingua straniera al Linguistico.

Nell’ottica della ripresa del ruolo educativo, a fianco naturalmente dei genitori e delle famiglie, del servizio scolastico nazionale, Valditara ha coraggiosamente annunciato l’intenzione di estendere il divieto di utilizzo dei cellulari anche alle scuole superiori a partire dal prossimo anno scolastico (attualmente il divieto già in vigore riguarda solo le scuole primarie e secondarie di primo grado).

«Quest’anno è andata molto bene – ha dichiarato -. Devo dire che le scuole hanno recepito questa nostra circolare e grande consenso da parte dei docenti, delle famiglie, ma anche sorprendentemente da parte degli studenti, perché un momento per disintossicarsi a loro fa molto bene». Prendendo favorevolmente atto del riscontro riferito dal titolare del MIM, ci sembrerebbe opportuno conoscere anche la realtà delle “scuole paritarie”. Avremmo infatti dei dubbi sul fatto che, almeno nella maggioranza di questi istituti, dei quali il servizio scolastico nazionale non può assolutamente fare a meno, il recepimento del “divieto del cellulare” sia stato così positivo.

Molto positivo un altro annuncio dato dal ministro sui media a proposito della prossima emanazione di una circolare che, dall’anno scolastico 2025/26, vieterà l’utilizzo del cellulare «anche per scopo didattico». Sono già almeno due decenni, infatti, che neurolinguisti internazionali (da noi il prof. Guido Gainotti solo per fare un esempio) si stanno “dando fuoco” spiegarci che l’apprendimento della scrittura a mano in corsivo prima del passaggio al digitale sia fondamentale per le giovani generazioni.

Sulla stessa linea Valditara che, durante la registrazione di “Porta a Porta”, ha affermato: «dal punto di vista scolastico il cellulare ha un impatto senz’altro negativo. Credo che la via più efficace sia quella di abituare i ragazzi a disintossicarsi, e a riportarli all’uso del libro, della carta e della penna».
«Abbiamo dati sconvolgenti sui bambini che a 6 anni vanno sui siti pornografici. Impressionante anche il 38% di ragazzi che soffre di disturbi del sonno causati dal cellulare. Dati rilevanti per quanto riguarda le competenze e il successo scolastico: addirittura il triplo delle bocciature o insuccesso scolastico per i ragazzi che fanno un uso smodato del cellulare», ha aggiunto il ministro.

Del resto anche l’Europa “ce lo chiede”. La proposta presentata il 12 maggio a Bruxelles per eliminare i cellulari dalle scuole dell’Unione Europea almeno fino ai 14 anni, ha ottenuto infatti l’adesione formale di 6 Stati membri (Austria, Francia, Ungheria, Italia, Slovacchia e Svezia). Ben venga quindi questo ritorno all’esame “di Maturità” ma, insieme, cerchiamo di disintossicarci e disintossicare i nostri ragazzi da uno smartphone spesso mangia-neuroni!


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