Urne flop e Los Angeles a fuoco: la bolla si schianta
Giovanni Sallusti · 9 Giugno 2025
Cari ascoltatori, benvenuti a una nuova puntata de ”La bolla e la realtà”: la bolla è quella referendaria che si sta sgonfiando contro il quorum non raggiunto, e quindi è molto improbabile che vada in porto la “spallata” sognata da lorsignori via referendum, nonostante le grandi adunate su Gaza, che non c’entrano niente, con tutto il vocabolario terzomondista agitato per sollevare le masse.
Andando nel merito dei cinque quesiti, quello sulle politiche migratorie è lo specchio di come i promotori vivano dentro la bolla: riguarda il dimezzamento dei tempi da residente necessari per ottenere la cittadinanza italiana, che si voleva scendesse da 10 a 5 anni.
Ora, al di là dei tecnicismi, in un momento storico in cui una delle piaghe delle società occidentali avanzate è l’immigrazione incontrollata di massa, che rischia di alterare la nostra tenuta sociale e culturale, la grande pensata di lorsignori da chiedere agli italiani è stata di concedere la cittadinanza più facilmente, fra l’altro nel Paese europeo che già ora su questo tema è il più generoso. I dati Eurostat mostrano che negli ultimi 10 anni, per cinque l’Italia è stata il Paese europeo che ha concesso più cittadinanze, e negli altri anni è sempre stata seconda o terza. Da cui si intuisce che diventare italiani, allo stato attuale, proprio difficile non è.
Per vedere invece un segno potente e drammatico della realtà è opportuno guardare al di là dell’oceano, a Los Angeles, dove è emerso nella sua cruda evidenza come finisce con l’esplodere la bomba migratoria: interi sobborghi della città sono fuori controllo a causa delle rivolte di quartieri a forte maggioranza immigrata, in particolare il sobborgo di Paramount. Tutto è iniziato con rivolte contro le ispezioni della polizia frontaliera, che sta cercando gli immigrati clandestini da espellere (non “deportare”) in coerenza con i provvedimenti di Trump: come ha detto lo “zar dei confini” Tom Homan, se sei clandestino hai già un problema, cioè sei fuori dalla legalità, e la legalità va ripristinata.
Ne è seguita una sommossa che ha coinvolto interi quartieri di Los Angeles, sequestrati da squadracce con la bandiera messicana, come a dire: qui non è Stati Uniti d’America, qui è Messico. Di fronte all’inattivismo buonista, alla complicità silente delle autorità californiane, Donald Trump ha mobilitato duemila soldati della Guardia nazionale, mentre al Pentagono si ventila la possibilità di muovere i Marines. Trump ha spiegato su Truth la ratio dei suoi provvedimenti: “Il governatore della California e il sindaco di Los Angeles”, entrambi democratici, “non riescono a fare il loro lavoro: allora il governo federale interverrà e risolverà il problema delle rivolte e dei saccheggiatori nel modo giusto. Queste sono rivolte di invasori stranieri che sventolano orgogliosamente le bandiere dei loro Paesi d’origine”.
La questione è solo una: ripristinare l’abc dell’ordine, far rispettare la legge, unica condizione perché si possa esercitare la libertà e non cadere nell’anarchia. E quel che vediamo oggi a Los Angeles è l’evidenza del problema migratorio, della sicurezza, dell’identità stessa delle nazioni. Mentre la bolla è quella di lorsignori referendari, i quali pensavano che davvero fosse una priorità degli italiani diventare ancora più generosi nella concessione di cittadinanze. Quando ne usciranno, dalla bolla, sarà sempre troppo tardi.