Velardi: Hamas è dappertutto, anche ai referendum
Giovanni Sallusti · 31 Maggio 2025
Per la nostra rubrica “Parlando liberaMente”, l’intervista settimanale con i protagonisti dell’attualità, della politica, del giornalismo, Giovanni Sallusti parla con il direttore de Il Riformista Claudio Velardi della questione mediorientale, di Israele e di Hamas.
“Temo che Hamas abbia rifiutato l’ultima proposta di scambio prigionieri perché forse sono tutti morti, o quasi tutti. Questi criminali di Hamas tengono in pugno le popolazioni palestinesi; e Israele fa quello che deve fare, perché è rischio la sua sopravvivenza. Intanto non può che cercare di liberare gli ostaggi, che è il problema che ha anche in casa, perché Israele è un Paese libero e democratico e ci sono manifestazioni anche contro Netanyahu. Però queste manifestazioni sono innanzitutto per la liberazione degli ostaggi, quindi non sono contro l’attacco ad Hamas. Ma la narrazione che ne vien fatta è di tutt’altro segno”.
“Genera invidia, dà fastidio la forza di questo popolo che nella persecuzione ha allevato le proprie capacità. Gli ebrei vengono dipinti da secoli come quelli che fanno i soldi, gli strozzini, ma pochi sanno che, per esempio, che la gran parte dei premi Nobel è stata assegnata a ebrei”.
“Ad affamare Gaza sono i mafiosi di Hamas. Gli aiuti che venivano mandati alla popolazione di Gaza erano scientificamente requisiti da Hamas che li rivendeva a caro prezzo agli abitanti di Gaza. A un certo punto Israele ha deciso di interrompere questo meccanismo, e insieme con Stati Uniti d’America ha messo in piedi una fondazione, la Gaza Humanitarian Foundation, per fare arrivare gli aiuti ai palestinesi senza farli passare da Hamas, e questo sta succedendo. E chi ha protestato? le Nazioni Unite e tutte quelle agenzie internazionali che evidentemente sono amiche dei terroristi”.
“Israele sbaglia a non fare comunicazione, la fa male. È un problema serio, dopo tanta persecuzione ha perso fiducia nell’altro da sé, non crede che, comunicando, la verità delle cose possa passare. Invece devono capire che comunicando e aprendosi al dialogo tanta gente capirà. Dopo il 7 ottobre c’è stato un sentimento di vicinanza a Israele, che però poi si è un po’ chiuso a riccio e questo è stato un errore. Israele sbaglia nel non capire che c’è bisogno di tessere una rete di alleanze intorno alla sua causa: una causa giusta ma deve essere combattuta cercando di aprirsi agli altri”.
“Se i terroristi di Hamas rilasciassero domani gli ostaggi, vivi o morti che siano, la guerra finirebbe; se non lo fanno evidentemente è perché se ne fottono dei palestinesi e dei bambini palestinesi, hanno in mente solamente i loro amici e i loro obiettivi di fondo. Chi finanzia Hamas? Bisognerebbe approfondire il Qatar come centro di finanziamento, e anche altri Stati a partire dall’Iran che paga Hezbollah. L’obiettivo di molti Paesi arabi di quell’area è ancora fare in modo che Israele non esista”.
“I governanti occidentali, ipocriti, sostengono la teoria dei due Stati e due popoli, ma questa idea è accettata da Israele e non dai palestinesi. Infatti Israele, nel 1948, lo Stato lo ha fatto, mentre i palestinesi si sono persi nei loro litigi tribali. Ed è un’ipotesi irrealistica allo stato delle cose: i signori dell’Autorità nazionale palestinese hanno detto cose feroci contro Hamas, ma non contano niente e non possono fare niente. Conta solo Hamas, quindi l’altro Stato chi lo fa? Lo fanno i terroristi di Hamas: dovremmo fare in modo che Hamas diventi uno Stato?”.
“L’Occidente si è crogiolato in questa logica woke, in questa mitologia del politicamente corretto che ha portato alla comprensione di tutte quante le cause presunte che si sviluppano nel mondo; e, dall’altro lato, a contestare l’unica causa giusta che l’Occidente è stato costretto a sposare, da quando tutti hanno visto che cosa era successo ad Auschwitz, perché non avrebbe avuto alcuna voglia di affrontare la questione ebraica. Una volta scoperta la Shoah, l’Occidente ha messo una mano sulla coscienza e ha dato il via alla creazione dello Stato di Israele, ma non ha mai fatto fino in fondo i conti con il suo antisemitismo un po’ strutturale, atavico. Che infatti si sposa con la cultura woke del politicamente corretto”.
“Basta guardare quello che succede nelle università americane, dove i figli di papà che vanno a Harvard si sciacquano l’anima facendo gli eroi a buon mercato con la causa dei palestinesi o di tutti quanti gli sfruttati del mondo. Sono posizioni senza un fondamento, ma d’altro canto nelle università americane, e anche italiane, 50 anni fa si faceva la lotta a favore del Vietnam di Ho Chi Minh e anche della Cambogia di Pol Pot. Nelle università molto spesso le cazzate fioriscono: posizioni politiche estremistiche che magari sono inizialmente animate da un tasso di idealismo, ma poi si scopre sempre che gli idealismi molto spesso hanno a che fare con negazioni di libertà”.
“Questo discorso è rivolto ai politici, al Parlamento e a tutti quelli che si sciacquano la bocca sul tema senza sapere di che parlano; il presidente della regione Puglia Michele Emiliano ha deciso che le aziende pugliesi non possono commerciare con gli israeliani perché gli israeliani sono responsabili del genocidio dei bambini e così via. Pensa un po’ a quale abisso di miseria morale siamo arrivati, pur di ingraziarsi il favore dell’opinione pubblica, che ormai è come cloroformizzata”.
Forse noi rimproveriamo agli ebreo di essere occidentali al quadrato, di incarnare il nostro mondo nel calderone del Medio Oriente, è una sorta di autocolpevolizzazione, l’oikofobia spiegata da Roger Scruton. “Esempio: vi pare normale che proprio per il 7 giugno, il giorno prima dei referendum, sia stata convocata la manifestazione per Gaza, quando avrebbero potuto farla la settimana successiva? Il giorno prima di un voto non si può fare propaganda… Così alla manifestazione ci sarà una grande mescolanza, bandiere palestinesi, sindacalisti, si dirà un po’ di tutto, siamo con Gaza e andate a votare domani al referendum; oltre ai gruppi violenti ed estremisti che vogliono entrare in azione. L’aspetto ridicolo di questa manifestazione sta nel fatto che i riformisti Matteo Renzi e Carlo Calenda andranno alla manifestazione contro l’antisemitismo del 6 giugno e il giorno dopo pure a quella per la Palestina. Insomma, questo 7 giugno si annuncia all’insegna del caos più assoluto dal punto di vista dei messaggi che lancerà, ma non c’è dubbio che Hamas e il referendum saranno insieme, nel medesimo pentolone”.