L’avete capito? È fra Trump e Putin l’unico negoziato
Giovanni Sallusti · 16 Maggio 2025
Cari ascoltatori, c’è in giro, fra giornaloni e talk, uno strano compiacimento, molto masochista, per la triste ovvietà che i negoziati tra Russia e Ucraina iniziati oggi a Istanbul sono irti di difficoltà e per ora hanno segnato passi avanti millimetrici. Il fatto che al pantano delle trincee corrisponda il pantano della diplomazia non cambia la realtà che lo schema del negoziato, in alternativa ai cannoni, sia stato sdoganato solo perché alla Casa Bianca è arrivato Donald Trump.
Si tratta di una trattativa bellica, geopolitica, globale e trattative così complesse non si risolvono in tre ore, sarebbe stata una notizia se oggi fosse successo qualcosa di clamoroso, anche perché le delegazioni sono formate da membri non di serie A dell’articolazione di potere, soprattutto per parte russa. Tra l’altro sembra che l’intenzione di Putin sia, più che di boicottare l’appuntamento, di trascinarlo all’infinito: vuole continuare a giocare a scacchi, rinviare, e intanto mangiare territori un chilometro alla volta, mentre Trump aveva chiamato l’ultima mano di poker per stanare il bluff di Mosca (e ha tuttora buone carte).
Il bilancio per ora è molto scarno, se non per l’annuncio del più grande scambio di prigionieri dall’inizio della guerra, circa mille per parte: non è una banalità, se si pensa alle famiglie, alle condizioni in cui sono detenuti i soldati catturati, soprattutto da parte russa. Sotto il profilo diplomatico, il nulla di fatto odierno ha spinto qualcuno a dire che “la Russia ci sta prendendo in giro”, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha dichiarato che “gli sforzi diplomatici sono falliti, ma non ci arrendiamo”.
Quel che è inspiegabile è la quasi soddisfazione di lor signori, il cui retropensiero è che, essendo lo schema negoziale la strategia di Trump, se le cose vanno va male è una buona notizia, e chi se ne frega se noi siamo italiani, europei, occidentali e se è nostro interesse che questa guerra alle porte dell’Europa finisca: c’è uno strano clima, quasi di compiacimento e di valutazione di questo non-esito come un risultato definitivo, che invece è assolutamente provvisorio.
E che lo sia lo dimostrano due dichiarazioni chiave. La prima è di Trump: “Non si risolverà nulla finché non ci incontreremo io e Putin, voglio incontrare Putin il prima possibile”; la seconda è la risposta del Cremlino, che quando viene pressato è obbligato a dare qualche segnale, via portavoce Dmitrij Peskov: “Un incontro con il presidente americano è necessario e lo terremo”. Il percorso è solo quello: e non esiste l’alternativa di lor signori, che sarebbe per mano militare, per di più in assenza di America. Se qualcuno pensa di condurre una guerra totale alla Russia senza ombrello americano, è il momento di chiamare delle ambulanze, perché non sarebbe più geopolitica, ma psicopatologia. È l’alternativa di Macron: ci riarmiamo sotto l’ombrello nucleare francese, e la guerra è la scusa per farci diventare sudditi del piccolo Bonaparte inverosimile. Ma la realtà è che non esiste un’alternativa credibile allo schema trumpiano del negoziato, e per nostro interesse dovremmo tifare tutti affinché riesca. Se c’è uno che può risolvere il pantano ucraino, è solo l’uomo alla Casa Bianca.